Acciaieria, una speranza per i lavoratori

Tramite l’ambasciata italiana in Russia la proprietà ha ribadito la volontà di riaprire. Ma il sindacato è cauto
Porto Nogaro 18 settembre 2014 PROTESTA operai Telefoto Copyright Petrussi Foto Turco Massimo
Porto Nogaro 18 settembre 2014 PROTESTA operai Telefoto Copyright Petrussi Foto Turco Massimo

SAN GIORGIO. «Se Evraz ha un piano di investimenti per lo stabilimento di San Giorgio di Nogaro, venga a raccontarcelo: i lavoratori vogliono tornare lavorare ed essere una risorsa e non un costo per lo Stato! Chiediamo al vicepresidente della Regione Fvg, Sergio Bolzonello un incontro urgente, e al sindaco di San Giorgio che si faccia promotore di un tavolo utile alla ricerca di percorsi alle proposte oggi presentate da Evraz».

Questi alcuni degli slogan coniati dai lavoratori di Ebp di San Giorgio di Nogaro che ieri sulla strada di accesso alla Zona industriale, con il sostegno di Fim. Cis, Fiom- Cgil e Uilm- Uil, del sindacato dei pensionati di Cisl, di diverse delegazioni di aziende come la Faber di Cividale, la Tecnosider, la Ots, Metinveest, e Nunki Steel di San Giorgio, hanno manifestato ieri la loro preoccupazione sul futuro del sito sangiorgino, ribadendo con forza che «il tempo delle riflessioni è finito! A meno di due mesi della fine della cigs, 140 lavoratori e le loro famiglie vogliono conoscere il loro futuro».

Va sottolineato che la Meetinvest, avrebbe confermato di aver presentato una relazione tecnica nella quale manifestava il suo interesse per Epb, dopo aver visitato l’impianto: pare che l’interesse sia stato cassato.

Intanto si sarebbe aperto uno spiraglio sulla vicenda: pare infatti che a seguito dell'intervento dell'ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Maria Ragaglini, l'azienda avrebbe finalmente rotto «l'assordante silenzio di questi ultimi mesi«, con una lettera di intenti, nella quale attraverso, Pavel Tatyanin, senior vice presidente responsabile gestione patrimoniale internazionale, avrebbe sottolineato che non sarebbe assolutamente nei piani relativi di Evraz la liquidazione del laminatoio.

Non solo, avrebbe ribadito l'intenzione del Gruppo russo di riprendere la produzione nel sito di San Giorgio nel 2015, effettuando investimenti di ristrutturazione per rendere più competitivo l'impianto friulano, per il quale intenderebbe chiedere “sussidio” allo Stato, italiano ovviamente.

Tatyanin avrebbe anche ribadito che lo stabilimento sangiorgino ha sempre costituito una parte importante del Gruppo Evraz e punto di riferimento per l’eccellenza operativa dei loro laminatoi nel resto del mondo.

Affermando anche che per mantenere operativo l'impianto spenderebbero 200 mila euro al mese, pur in una situazione instabile e sfavorevole del mercato dell’acciaio europeo non permette ad Evraz di mantenere in funzione la fabbrica per le consistenti perdite economiche che subirebbe.

Ma gli intenti di Evraz non convincono i lavoratori esasperati dalle difficoltà economiche (a causa di mancata documentazione ai lavoratori non sono state riconosciute le detrazioni personali per carichi familiari e nemmeno la riduzione del cuneo fiscale, 80 euro di Renzi, che possono superare per le famiglia i 350 euro, e a chi ha chiesto le motivazioni di questo “errore” si è sentito rispondere che dovrà chiedere il rimborso nel 730 di luglio 2015) che da circa 16 mesi vivono con 670- 800 euro al mese.

Dubbi anche del sindacato, Barbaro della Cisl e Balzarini della Cgil, sulle reali intenzioni di Evraz, che per questo ha chiesto un incontro urgente con la Regione.

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