Abuso di alcolici, oltre 4 mila friulani sono in trattamento nei Sert della regione

Tre residenti su mille hanno problemi di dipendenza dal bicchiere. Il direttore del servizio dell’Asuiud: «Il vino primo problema» 

UDINE. Secondo i dati della Sia (Società italiana di alcologia), che ricalcano sostanzialmente quelli regionali riportati dall’Osservatorio per le dipendenze del Fvg, solo il 10 per cento delle persone con problematiche alcol-correlate vengano intercettate dai servizi. A causa dell’assenza di una forte proattività dei servizi, e della costruzione di reti con altri filtri sanitari o sociali, difficilmente l’offerta intercetta il bisogno. Che non manca: il 3 per mille della popolazione regionale lamenta problematiche legate al consumo dell’alcol, con il vino «che resta sempre la via principale che conduce i pazienti al trattamento», conferma il dottor Enrico Moratti, responsabile facente funzione del Sert, inquadrato nel Dipartimento dipendenze dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine.

In Friuli nell’ultimo anno si è registrato un aumento dell’8 per cento del numero di accessi ai servizi dell’Alcologia. Con una netta prevalenza di uomini (con un rapporto di 4 a 1) e di over 40 (circa la metà dei trattamenti totali).

Oltre 4 mila in trattamento

In Fvg, secondo le schede elaborate dal Ministero della Salute, nel 2016 erano 4.107 gli utenti in trattamento nei Sert regionali (3.199 maschi, 908 femmine), con 1.276 nuovi accessi. Bassa - fortunatamente - la percentuale di giovanissimi alle prese con problemi alcol-correlati (appena lo 0,3 per cento del totale in trattamento), mentre cresce l’incidenza dei ventenni (il 15,5 per cento delle persone che chiedono aiuto alle strutture dei servizi di alcologia hanno tra i 20 e i 29 anni).

«Rapportando i dati alla popolazione regionale si rileva che in media le persone con problemi alcol-correlati che si sono rivolte ai servizi sono pari a 3,37 ogni mille abitanti – si legge nell’ultimo Osservatorio per le dipendenze del Fvg –. Analizzando i dati, sempre in relazione alla popolazione regionale, ma suddivisi per fasce d’età, risulta una maggiore prevalenza dell’utenza nella fascia 50-59 (6,09 utenti ogni mille abitanti). Si può notare inoltre che la fascia degli utenti più anziani (età superiore ai sessanta) subisce un notevole ridimensionamento con la standardizzazione sulla popolazione».

L’incidenza della crisi

«Le cause che spingono alla dipendenza sono molto differenti – indica Moratti – e vanno dal lavoro alla famiglia, dai problemi di tipo legale a quelli di stampo economico. Evidentemente, anche nel nostro ambito, paghiamo un prezzo in termini di aumento degli accessi chiaramente legato alla sfavorevole congiuntura economica globale».

Scemano invece le problematiche fisiche («Abbiamo ormai pochissimi invii dai reparti ospedalieri», spiega Moratti) e diminuiscono gli utenti spinti al Sert dopo la contestazione della guida in stato di ebbrezza. «In questo caso il nostro intervento si limita in molti casi al mero percorso informativo-preventivo, con la cosiddetta scuola alcologica territoriale», spiega il responsabile del Sert.

La piaga del vino

La stragrande maggioranza delle dipendenze è legata «al consumo smodato del vino», conferma Moratti, mentre i giovani «sono più inclini all’abuso di birra e superalcolici». L’attività dei servizi si traduce in trattamenti medici e farmacologici, oppure nella psicoterapia individuale o di gruppo.

«Fondamentale in questo senso è l’apporto dei club alcolisti in trattamento e anonimi, con i quali ci integriamo anche nella fase di allestimento del percorso». La terapia può durare da pochi mesi fino a oltre un anno, proprio grazie all’ausilio delle associazioni no-profit che completano il sostegno alle persone che si trovano a dover superare i problemi legati alla dipendenza.

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