Tiziano Lorenzon: «Le stelle di Udine e il collettivo di Cividale: sfida tutta da giocare»

Il doppio ex vede una serie play-off equilibrata. «Pillastrini ha più esperienza di Finetti, anche questa può contare»

Giuseppe Pisano

Sarà un derby play-off con il cuore diviso a metà per Tiziano Lorenzon, doppio ex di Udine e Cividale.

Trevigiano di nascita (classe 1961) e friulano d’adozione, ha giocato sia nel capoluogo che in riva al Natisone: con la vecchia Apu fra A1 e A2 dal 1981 al 1986 indossando le divise griffate Tropic, Gedeco, Australian e Fantoni, con i Longobardi sponsorizzati Gesteco dal 1995 al 1999 in serie B2. Oggi Lorenzon vive a Manzano e fa l’allenatore proprio a Cividale, sponda Longobardi, guidando l’Under 17.

È anche promotore della “Tiz Top Player Academy”, con cui offre ai giocatori la possibilità di migliorarsi con allenamenti mirati sui fondamentali. È lui a “giocare” per noi il derby fra Apu e Ueb, destinato a tenere banco per almeno una settimana fra gli appassionati friulani della palla a spicchi. Lorenzon, è sorpreso di vedere questo derby ai quarti play-off?

«Udine non è sicuramente una sorpresa, è una squadra costruita per questo con una grande tradizione alle spalle. Cividale sta facendo un ottimo campionato, è stata la rivelazione e si è guadagnata il rispetto di tutti. È molto bello ci sia questo derby play-off, accende ulteriormente una passione che pareva ormai sopita».

Qual è la sua favorita?

«L’Apu ha un organico nettamente superiore, a livello di individualità. In campo però ci vanno le squadre e sono convinto che vincerà chi riuscirà a esserlo maggiormente. Al momento mi sembra che Cividale sia più squadra, mentre Udine è più individualista. È una sfida affascinante, singoli contro organico».

Quali, invece, i giocatori in grado di decidere la serie?

«Non voglio dire Gentile, sarebbe troppo semplice. Allora dico Palumbo per l’Apu e Miani e Battistini per le Eagles. I giocatori con meno pressione, magari un po’ sottovalutati, potrebbero risultare decisivi».

Come vede la sfida fra i coach?

«Interessante. Da una parte c’è un giovane in rampa di lancio, dall’altra una vecchia volpe del parquet. Se come organico il pronostico pende per Udine, come allenatore Cividale ha qualcosa in più. È vero che si gioca sul campo, ma le tattiche della panchina possono incidere sul risultato e l’esperienza è un fattore determinante».

Cosa ci dice delle due proprietà?

«Pedone ha investito tanto in questi anni, l’obiettivo ora è salire di categoria. La famiglia Luci è al primo anno di A2, la conosco bene: sono grandi appassionati di basket, molto legati al territorio».

Cosa rappresenta per il Friuli questo derby play-off?

«È una partita importante per tutto il nostro movimento, è importante che nella nostra zona ci siano due squadre in serie A2. Sono un punto di riferimento per i giovani, che hanno sotto gli occhi un obiettivo tangibile da cercare di raggiungere. Per questo dico che il derby fa molto bene alla pallacanestro friulana».

La vedremo al palasport?

«Sicuramente, è una cosa che mi sono proposto di fare, anche perché ci sarà un grande pubblico e lo spettacolo sarà in campo e sugli spalti. La nostra gente si è meritata questa serie play-off per la passione che ci ha messo. Ritengo che passerà il turno la squadra che riuscirà a identificarsi con il pubblico e la città che rappresenta».

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