Quella volta che anche Balbo rischiò la vita

All’inizio degli Anni 90 l’argentino vittima di un’intolleranza: abbandonò il campo due volte
Di Valerio Morelli

UDINE. Il drammatico caso di Mathias Ranègie, attaccante svedese - guadalupense dell’Udinese finito in ospedale per un’allergia alle noci, ha avuto un precedente in casa bianconera sia pure senza ricorrere a un ricovero urgente. Toccò all’argentino Abel Eduardo Balbo agli inizi della sua avventura calcistica in Italia, cominciata nell’89 all’Udinese in serie A per passare nel 1993 alla Roma, poi al Parma e alla Fiorentina prima di chiudere la carriera al Boca Juniors nel 2003. Il 23enne Balbo – che mosse i primi passi in bianconero nell’Udinese neopromossa in A affidata a Bruno Mazzia, e tolta a Nedo Sonetti, al primo ritorno in massima divisione della società dei Pozzo dopo la retrocessione nell’87 partendo dal -9 eredità della gestione Mazza – nei suoi primi tempi in Friuli accusò un’allergia alle carni rosse. Quasi un’ironia della sorte per un figlio della terra dell’asado, che trovò un’eminenza in materia, toccato anche da un caso familiare, a curarne la temporanea intolleranza. Fu il preparatore atletico di calcio Enzo Barisciano, maestro dello sport del Coni e collaboratore scientifico di cliniche universitarie, fuggevole presenza nello staff dell’Udinese che vide l’esonero di Mazzia a Natale 1989. Barisciano si occupò dei malori di Balbo sul campo di allenamento ancora al vecchio stadio Moretti, malesseri che lo vedevano accusare pallore, sudorazione e calo di forze tali da dovere abbandonare qualche seduta. Il professore, forte anche dell’esperienza fatta con il primogenito nato allergico a ogni tipo di latte non solo vaccino e svezzato a succo di carote, pure con l’ausilio di esami clinici centrò subito il problema e lo affrontò anche con la dovuta filosofia ben sapendo quanto le allergie siano temporanee. Balbo, infatti, ne uscì alla grande. Accusò una recidiva durante un’amichevole infrasettimanale con l’Udinese sul campo di Rivignano, ma ciò non gli impedì di esplodere e di segnare in quattro stagioni in bianconero 65 gol in 134 gare. Preludio ai 78 in cinque annate alla Roma, dal 1993 al 1998, in 146 partite. Insomma, mise tanta carne al fuoco.

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