Quando l’Udinese se la vedeva con chi ora sogna la Champions

Amarcord
Ajax, Barcellona, Liverpool e Tottenham, in rigoroso ordine alfabetico. Le semifinaliste della Champions? Certo, si giocheranno nelle prossime ore l’accesso alla finalissima del Wanda Metropolitano, ma sono anche quattro tappe nella vita dell’Udinese dell’era Pozzo che tra il 1997 e il 2012 ha affrontato tutti e quattro questi prestigiosi club sulla scena continentale, raccogliendo atroci delusioni, ma anche grandissime gioie. Si tratta di un flashback che in questo momento della storia bianconera fa pensare, suscitando un sentimento di malinconia mista a rassegnazione per un passato che non tornerà più. Almeno così fanno pensare i risultati degli ultimi cinque anni, la politica del rigoroso tetto agli ingaggi e gli investimenti di Gino Pozzo per il Watford (legati ai ricco contratto tv in Inghilterra) che al massimo permettono all’Udinese una sinergia da club subalterno rispetto agli Hornets cari al presidente onorario Elton John.
Non resta che, in attesa del ritorno delle semifinali Liverpool-Barcellona (oggi) e Ajax-Tottenham (domani), farsi cullare dai ricordi che, nel caso della “madre di tutte le partite”, Udinese-Ajax del 4 novembre 1997, fu un’atroce beffa al culmine di una serata di festa, vissuta con lo stadio Friuli (oltre 40 mila spettatori) tutto esaurito, con una città bloccata, con più di qualche serranda di negozio abbassata nel tardo pomeriggio con sopra un cartello eloquente: «Chiuso per partita». La gara di ritorno dei secondo turno di Coppa Uefa, con l’andata a favore degli olandesi guidati dai fratelli De Boer per 1-0. Ma al 33’ la squadra di Zaccheroni era già sul 2-0 con Poggi e Bierhoff, sulle ali di un gioco spumeggiante. La mazzata a dieci minuti dalla fine con il gol del modesto Arveladze, attaccante armeno che non fece poi la storia dell’Ajax.
Il 7 dicembre del 2005, invece, all’Udinese di Cosmi sarebbe bastato un pareggio con il Barcellona (già qualificato) per passare agli ottavi di Champions. Un traguardo impensabile per una “provinciale”, un traguardo alla portata contro i catalani che qui si presentarono senza Ronaldinho e con Messi in panchina. Fu la classica partita dominata dalla tensione, con i bianconeri incapaci di giocare e di resistere all’uno-due del Barça con firma finale di un giovane Iñiesta.
Il riscatto tre anni dopo in Coppa Uefa, quando nei “gironicini” l’Udinese si trovò di fronte il Tottenham: una pratica risolta da Di Natale e Pepe per una squadra fantastica che Pasquale Marino non riuscì a portare in semifinale per un soffio, arrendendosi nella successiva primavera al Werder. Quel Tottenham non era malaccio: schierava due ragazzi che avrebbero fatto carriera, Bale e Modric.
Nel 2012 la seconda coppa aveva cambiato nome. Nei gruppi di qualificazione di Europa League l’Udinese di Guidolin era stata sorteggiata con il Liverpool di Suarez e Gerrard che ad Anfield, nel giorno del cinquantenario di Love Me Do nella terra dei Beatles confezionò un’impresa: 3-2 con reti di Di Natale, Pasquale e un autogol di Coates contro i Reds puniti dall’aver risparmiato i propri mostri sacri per più di un’ora. Fu l’ultimo squillo di quella campagna d’Europa: l’Udinese, a differenza del Liverpool, non passò il girone di qualificazione. Ma vuoi mettere la soddisfazione di ascoltare quel tempio in silenzio? —
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