Prandelli: «Non credo che Atalanta-Udinese sia un partita scontata»
L’ex ct azzurro analizza pregi e difetti della prossima avversaria: «La Dea fa venire il mal di testa, ma ho visto una buona Zebretta contro la Juventus»

«L’Atalanta fa venire il mal di testa a tutte le avversarie, ma ho visto una buona Udinese contro la Juventus e mi aspetto una partita non scontata». È l’ex ct della Nazionale Cesare Prandelli a presentare il lunch match delle 12.30 di domenica 10 novembre a Bergamo tra la Dea, iscrittasi alla corsa scudetto dopo l’exploit di Napoli, e l’Udinese reduce dalle due sconfitte consecutive con Venezia e Juventus.
Prandelli, l’Udinese ha perso cinque delle ultime sette partite. Come deve affrontare l’esame Atalanta?
«L’Atalanta la conosciamo bene, non ha segreti, ma allo stesso tempo suggerisce come deve essere affrontata. La cosa da non fare assolutamente è permettere il pressing dettato da Gasperini, quindi per l’Udinese sarà importante superare la prima linea di pressing, per essere poi propensa a verticalizzare e accorciare continuamente».
A suo parere la squadra di Runjaic è in grado di attuare questo spartito?
«Sarà dura, ma vedendola all’opera con la Juventus ho notato una squadra che sa cosa fare in campo, quindi è propensa a svolgere i compiti richiesti».
Runjaic ha virato dal 3-4-2-1 proposto fino a metà settembre al 3-5-2. Come legge questo ritorno al passato?
«Non posso rispondere perché non sono addentro alle questioni bianconere, ma spesso si cambia perché vengono meno dei doppioni, nel senso che se vengono a mancare giocatori con le stesse caratteristiche, diventa poi difficile chiedere a un altro giocatore di svolgere il compito deputato al titolare del ruolo. Detto questo, l’Udinese nelle prime partite aveva un atteggiamento molto aggressivo e al tempo stesso equilibrato, e questo aspetto mi ha colpito. A me questa squadra piace e la seguo con interesse. Vero che troveranno delle difficoltà in stagione, ma l’Udinese di quest’anno lavora con una metodologia nuova e sa cosa fare».
L’Atalanta si è appena iscritta alla corsa scudetto. Potrà competere fino alla fine?
«Sì, può inserirsi bene dietro a Inter, Napoli e Juventus. L’Atalanta è cresciuta su solide basi negli ultimi anni e tra i tanti fattori che la stanno elevando io ne individuo due in particolare. Il primo è il forte senso di appartenenza tra società e tifosi. Il secondo è Gasperini, diventato un punto di riferimento indiscutibile per tutti. C’è Gasperini dietro ogni scelta della società sui giocatori, il che vuol dire che nessuno ha interesse a portare dei calciatori a Bergamo senza la sua approvazione. È un manager all’inglese che mette la sua firma anche sul mercato. I giocatori che arrivano a Bergamo sanno dunque di essere stati scelti da lui».
Quali altre società di medio cabotaggio possono essere prese a esempio virtuoso?
«La Fiorentina, che è una delle squadre con più giocatori italiani. Non so chi abbia avuto quest’idea geniale, ma la Viola è costituita da giocatori che hanno uno spiccato senso di appartenenza e Palladino sta dimostrando che non essere rigidi al sistema di gioco è un vantaggio. Non a caso stiamo vedendo qualcosa di diverso quest’anno».
A quali aspetti tattici si riferisce?
«In generale, finalmente molte squadre stanno perdendo un po’ dell’esasperazione legato al possesso palla. Vedo una ricerca della profondità più diretta e molti gol sono fatti su ripartenze e rinvii del portiere. Credo che sia un bene per il calcio e per i tifosi che devono uscire dallo stadio appagati e non annoiati. Il tifoso da sempre s’innamora della giocata, del gesto tecnico, e mi piace l’idea che molti allenatori stanno disegnando le squadre in base alle caratteristiche tecniche dei loro giocatori».
Lo sta facendo anche Spalletti in Nazionale?
«Sì. Dopo l’esperienza negativa dell’Europeo siamo rimasti tutti sorpresi nel vedere una squadra completamente diversa. Luciano ci ha messo la faccia e in prospettiva c’è un nuovo ciclo all’orizzonte».
Prandelli, dopo Monza-Milan il tecnico dei brianzoli Nesta ha detto che il calcio sembra adeguarsi sempre più al regolamento, quando dovrebbe essere il contrario.
«Ha ragione. Personalmente sono dell’idea che al Var dovrebbero esserci degli ex giocatori e non arbitri che non hanno mai giocato. Il Var è impattante, ma lo limiterei alla sola area di rigore, togliendogli il potere di annullare un gol nato da un possibile pestone a 45 metri dalla porta».
Tornando alla corsa scudetto, domenica c’è Inter-Napoli...
«L’Inter ha un po’ meno cattiveria agonistica rispetto allo scorso anno. Strutturalmente Inter e Napoli sono le più attrezzate per duellare, mentre la Juventus ha bisogno di più tempo per assorbire il cambio di filosofia. Thiago Motta era un giocatore pensante e mi piace perché non è rigido per quanto riguarda i movimenti e l’occupazione degli spazi».
L’ultima riflessione è sul ritorno di Balotelli in Serie A con la maglia del Genoa, l’attaccante sul quale lei puntò in Nazionale...
«Spero che sia una bella favola dal lieto fine per lui e il Grifone di Gilardino. Può essere l’ultima occasione di una carriera nella quale avrebbe potuto fare di più per le sue qualità».
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