Pordenone, l’ultima gara al Teghil è col brivido
Di Carlo a rischio contro il "suo" Mantova: «Vogliamo il riscatto». Pronto Edera dal via, ballottaggi in tutti i reparti
Ultima al Teghil, prima del trasloco a Fontanafredda, ad alta tensione. La gara d’addio, salvo sorprese, del Pordenone all’impianto lignanese che lo ha ospitato nelle ultime tre stagioni (due di serie B e l’attuale di C) non poteva avere un peso maggiore.
Perché di fronte ci saranno due squadre che, sebbene agli antipodi della classifica, stanno vivendo un momento particolare, costellato da scarsi risultati e qualche difficoltà di troppo.
Quelle che il Pordenone ha trovato domenica scorsa ad Arzignano, incappando in una rovinosa sconfitta costata il primato, ora della Pro Sesto.
E il forte richiamo del presidente Mauro Lovisa, cui non è piaciuto affatto l’atteggiamento dei suoi. Non sta piacendo, in casa virgiliana, la gestione di Nicola Corrent, che i tifosi, prima ancora della società, stanno mettendo sulla graticola, dopo le due sconfitte consecutive con Vecomp e Pro Sesto che hanno fatto piombare i biancorossi in piena zona playout.
La parola d’ordine della vigilia al De Marchi è una sola: riscatto. Lo chiede mister Di Carlo, l’ha chiesto a gran voce la dirigenza.
«Abbiamo analizzato – rivela il tecnico neroverde – gli errori commessi con l’Arzignano. Abbiamo visto e capito cosa ci è mancato. Mi aspetto una reazione sotto il profilo del gioco, ma anche dal punto di vista motivazionale. Ripartendo dalle potenzialità di questo gruppo, che sono notevoli».
Quale difetto va corretto in fretta? «Non possiamo più permetterci – risponde Di Carlo – di essere lenti, sia nella fase di non possesso che in quella di impostazione, come successo ad Arzignano.
Quando giochi così non fai male a nessuno. In secondo luogo, dobbiamo essere più concreti. Non si possono dominare le partite e non vincerle.
Col Mantova mi aspetto una squadra che martelli dal primo al 95’. La spinta forte a provarci è arrivata anche da parte della società».
Magari non è in discussione il destino di Di Carlo. Ma non c’è dubbio che in caso di ulteriore passo falso qualcosa potrebbe scricchiolare nel rapporto tra lui e i vertici.
Il tecnico si limita a chiedere «concentrazione massima a tutti» e non fa alcun accenno al destino che proprio in una gara così delicata lo metterà di fronte al suo passato più glorioso da allenatore: col Mantova due promozioni e una serie A sfiorata, perdendo in finale dei playoff col Torino.
«Anche loro – si limita a commentare il mister – non stanno attraversando un gran momento: diciamo che le motivazioni non mancheranno da ambo le parti».
Non ci saranno, invece, Andreoni, Zammarini (squalificato) e Pinato, che si aggiungono ai lungodegenti Bassoli e Magnaghi. Un Pordenone in emergenza. In cui probabilmente si vedrà in attacco dal primo minuto Simone Edera, uno dei pochi a salvarsi (con gol) nel naufragio di Arzignano. Dietro, il rientro di Bruscagin è una boccata d’ossigeno.
Con Negro che potrebbe far rifiatare Pirrello al centro della retroguardia. Almeno tre i ballottaggi da sciogliere: Giorico-Gucher, Deli-Piscolo e Candellone - Palombi. Dall’altra parte, Corrent è costretto a rinunciare al difensore Iotti. Out pure il centrocampista De Francesco e il terzino Pinton. Ma più che gli uomini, oggi contano (solo) i tre punti.
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