Lisa, Sara, la Gsa incerottata e... quel friulano in Turchia

Nel bar temo di trovare un’atmosfera triste e annoiata per astinenza da calcio. Tutto sbagliato. C’è un gran fervore. Il taciturno, davanti all’altarino dedicato alla Gsa, sta armeggiando attorno a un poster bello e grande dei suoi beniamini. Mi avvicino per chiedergli cosa stia facendo, ma lui mi ha già letto nel pensiero: «Ritaglio le sagome dei due stranieri. Vinciamo lo stesso. Non servono. Uno è purtroppo infortunato, anche l’altro lo è davvero anche se ogni tanto pensa di essere in campo e invece è a “Chi l’ha visto”. L’anziano sta sacramentando mentre sfoglia la Rosea. Sto per fargli notare che è vecchia di qualche giorno, ma anche lui mi ha già letto nel pensiero: «Lo so che è quella di domenica, ma l’ho portata apposta! Guarda qua! Prima pagina dedicata a due golletti di Cutrone o ai capricci di Wanda e Icardi! Nemmeno una riga sulla Vittozzi che vince per due volte di fila in coppa del mondo. Questa non è la Gazzetta dello Sport, semmai la Gazzetta del Calcio … da prendere a calci». «Vabbè - fa quello del bar- e allora? Tanto chiasso per una sciatrice». «Non è una sciatrice!». «E cos’è?». «È una biatleta», precisa il taciturno. «E che roba sarebbe? Come vuoi che un giornale dia spazio a uno sport che non si sa nemmeno cosa è?». «Smettiamola con questi discorsi da Bar!” “Perché dove siamo qua?», replica offeso quello de Bar. Per sedare gli animi provo a spiegare che dovremmo essere tutti orgogliosi, indipendentemente dallo sport praticato, che una friulana abbia compiuto un’impresa strepitosa come ha fatto la sappadina. «Nemo propheta in patria sua», chiosa il taciturno, che come si sa s’intende di latino. Quello del cruciverba coglie l’attimo: «Uno orizzontale: sequel di un Americano a Parigi». «Un Friulano in Turchia!», azzarda quello del bar, triste per la partenza di Scuffet. «Insomma siete di nuovo riusciti a parlare di calcio», attacca l’anziano, mentre quello del cruciverba insiste: «Sette verticale: c’è del marcio in…?» «Danimarca?», «Sbagliato: in Teo!». Quando chiedo se l’inguaribile polacco sia un malato immaginario o reale, mi dicono che sarebbe più importante sapere almeno se sia bravo. «Basta gettare fango anche sui malati», supplico. «A proposito -si illumina l’anziano- c’è chi brilla anche nel fango: Sara Casasola, vent’anni con il sorriso per diventare campionessa italiana di Ciclocross!». «Ciclocross? Ma che sport è?». Sto per rispondere a quello del bar, ma il taciturno mi ha già letto nel pensiero: «Uno sport dove non si insulta nessuno e si applaude anche l’ultimo». A buon intenditor poche parole. —
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