Il consiglio di Diop: «Apu, fidati di Vertemati»
Il senegalese si sta allenando a Udine con Alibegovic: «Ricevo ancora tanti messaggi dai tifosi friulani, non potrò mai dimenticare il mio esordio in serie A2»

UDINE. Il giocatore “più migliorato” della serie A non si accontenta e continua a darci dentro. Per Ousmane Diop, 23enne senegalese ma friulano d’adozione, non è ancora arrivato il momento di calzare le infradito e rilassarsi in spiaggia: da una settimana è tornato a Udine come ogni estate e si allena quotidianamente al PalaCus di via delle Scienze con gli istruttori di Iba, l’academy fondata da Teoman Alibegovic.
Insieme al ragazzone di Rufisque abbiamo fatto una chiacchierata sul basket italiano a 360°, senza dimenticare chi in Friuli l’ha lanciato verso il basket che conta.
Diop, quest’anno con la Dinamo Sassari ha fatto una stagione super. Qual è stata la chiave?
«Ho fatto un salto di qualità mentale e soprattutto fisico. Dal punto di vista mentale ho continuato a dare tutto, come ho sempre fatto, mentre dal punto di vista fisico ho capito come arrivare meglio all’inizio della stagione dopo tanti infortuni. Insieme al preparatore atletico abbiamo deciso di calare qualche chilogrammo, passando da 112 agli attuali 106. Ora mi sento molto meglio, sono più veloce e negli uno contro uno c’è una gran differenza».
In semifinale avete affrontato Milano. Scudetto meritato quello dell’Olimpia?
«Sì, è una grande squadra che ammiro, ma vanno fatti i complimenti anche alla Virtus. Sono state due degne finaliste, ci hanno regalato grandi emozioni in sette partite».
A Sassari arriva Cappelletti, molto apprezzato qui a Udine. Bel colpo, non trova?
«Decisamente. Ho giocato con “Cappe” per due anni a Torino, lo conosco benissimo. È un ottimo compagno, in campo e fuori. Sono felice, con lui e Stefano Gentile sarà una festa per noi lunghi Dinamo, sono due passatori super».
Cosa pensa del momento dell’Apu, squadra con cui hai esordito in A2?
«Io resto dell’opinione che Udine è una piazza che merita di stare in A1. Per salire di categoria, però, devono fare una squadra da A2. Non servono grandi cambiamenti ogni anno, bisogna costruire qualcosa e credo che Vertemati sia l’uomo giusto. Mi hanno sempre parlato bene di lui».
Che impressione si è fatto della Gesteco Cividale di Micalich?
«Ormai è una realtà. Non avrei mai pensato che al primo anno di A2 potesse fare così bene. Sono stati bravissimi, hanno dato tutto e per poco non vincevano la serie con Udine. Un team così fa bene al basket: migliorano anno dopo anno e danno la possibilità ai giovani friulani di sognare grandi palcoscenici».
Lei conosce bene il Poz. La vedremo in Azzurro prima o poi?
«No, io ho deciso di giocare per il Senegal. È vero che abito qua e che l’Italia mi ha dato tutto, è la mia seconda terra. Ma io sono senegalese e spero di ricevere una chiamata già quest’estate».
Con Teo Alibegovic come va?
«Molto bene, è un grande allenatore. Mi piace lavorare con lui, è simpatico, semplice e mi spinge ad andare sempre a mille. Quando poi mi raccontano di che giocatore è stato, resto ammirato».
È vero che è in costante contatto con il suo mentore Bettarini?
«Lorenzo per me è più di un allenatore, è uno di famiglia. Ieri sono andato a salutarlo in una partita evento a Tricesimo. Persona fondamentale, mi ha dato tanto».
Le va di mandare un saluto ai tifosi udinesi?
«Ricevo sempre tanti messaggi da loro e mi fa piacere. Significa che a Udine ho fatto qualcosa di buono. A loro dico di avere un po’ di pazienza, col nuovo coach si divertiranno e poi chissà, magari ci affronteremo in serie A». —
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