Marino critico: «La stagione dell’Udinese al di sotto del potenziale della squadra»

L’ex dirigente dei bianconeri analizza il lavoro di Runjaic: «Il tecnico ha alimentato i dubbi più che infondere certezze a una squadra da ottavo posto»

Stefano Martorano
Kosta Runjaic (foto Petrussi)
Kosta Runjaic (foto Petrussi)

Forse nessun dirigente come Pierpaolo Marino conosce le coordinate manageriali e anche emotive tra le quali si muove la famiglia Pozzo, ed proprio per il rapporto tessuto in tanti anni di collaborazione con la società che la sua analisi sul futuro dell’Udinese può orientare la tifoseria nella sala dei bottoni bianconera, a cominciare da questa considerazione: «Adesso la famiglia Pozzo dovrà capire se potrà crescere con Kosta Runjaic ancora alla guida, anche perché la squadra ha fatto una stagione al di sotto del suo potenziale».

Marino, è l’inopinato harakiri col Monza che le fa mettere in discussione il tecnico che ha salvato l’Udinese in largo anticipo?

«No, perché l’incredibile e inattesa sconfitta casalinga con una squadra già retrocessa rientra nel finale di campionato deludente in cui Runjaic ha alimentato i dubbi più che infondere certezze. Analizzandolo da dirigente non sono ancora riuscito a decifrare l’uomo che non si è mai proposto parlando l’italiano e pure l’allenatore che non mi sembra abbia portato nulla di nuovo nel nostro campionato e in particolare a un’Udinese costruita con una rosa da ottavo-nono posto, che poteva fare ben più di 50 punti».

Quali aspetti non l’hanno convinta nella gestione Runjaic?

«Premetto che solo i Pozzo possono trarre un giudizio completo, avendo vissuto il tecnico nella sua quotidianità operativa, ma in tutta sincerità non sono riuscito a individuare il suo progetto di gioco, e quindi a capire se Runjaic sia un tecnico difensivista o meno. Tuttavia, il fatto stesso di avere avuto difficoltà con le piccole, facendo un punto su dodici tra Torino e Genoa, zero punti in casa con Verona e Monza e perdendo malamente a Como, ad esempio, mi porta a dire che il tecnico si trovi più a suo agio quando non deve fare la partita. E questo può essere un problema per una società che invece vuole guardare stabilmente alla parte sinistra della classifica».

Società che ha rimarcato la salvezza arrivata in largo anticipo...

«Sarebbe un errore comparare questa stagione con la salvezza arrivata all’ultima giornata l’anno scorso. Ho sentito parlare di campionato straordinario e che quota 48 sarebbe stato un grande successo, ma non trovo differenze col primo campionato di Sottil e non ho sentito dire che Runjaic ha avuto la fortuna di arrivare dopo la peggiore stagione dell’Udinese».

Da ex dirigente che conosce bene Gino Pozzo, secondo lei quali sono i punti critici che la società esaminerà a freddo?

«La discontinuità di rendimento palesata anche in alcuni giocatori. Non ho visto la stessa costanza e continuità in tutti, e l’impressione è di uno spogliatoio non omogeneo».

Sta finendo sul tavolo anche la gestione di Sanchez. A suo parere il campione cileno resterà?

«Il punto focale è capire se resta questo allenatore o meno, perché se Runjaic resta come si fa a riconfermare Sanchez? Il messaggio è stato chiaro e non c’è futuro a Udine per Sanchez in queste condizioni, al di là delle dichiarazioni di convenienza».

Pafundi invece sta trovando campo...

«Vero, ma per valorizzare le sue qualità Pafundi le partite dovrebbe cominciarle e non finirle. Solo così può dimostrare di avere la personalità, fermo restando che adesso Pafundi non sostituisce né Sanchez e né Thauvin».

Marino, ha detto che questa rosa era da ottavo-nono posto...

«E lo confermo. Questa è una rosa interessantissima, molto forte e competitiva in tutti i reparti e proprio per i suoi valori che ritengo questo campionato di basso profilo».

Lei dunque non rivoluzionerebbe questa Udinese?

«Sarebbe un errore perché ha giocatori pronti, proiettati al futuro e con una competitività nei ruoli già formata».

Eppure lei sa bene che il mercato farà la sua parte in uscita...

«Vero, ma ci sono tutte le possibilità per rimpiazzare a dovere, anche se ricostruire la difesa da zero sarebbe pericoloso, quindi tratterei uno tra Bijol e Solet. In attacco, se Lucca dovesse partire si potrebbe puntare su Davis e prendere un attaccante più esplosivo, alla Retegui. Ma anche in questo caso dipenderà dal tecnico. Runjaic ha avuto occasione per trovare un punto d’equilibrio con Lucca e Davis e Thauvin, senza lasciarne uno fuori, ma non lo ha trovato».

Marino, tra i giovani Bravo che ruolo potrà avere?

«Di seconda punta. Lo spagnolo ha colpi».

Atta è il futuro?

«Come disse Mancini per Pafundi, rispondo dicendo prima Atta e poi tutti gli altri in mediana. Il francese diventerà un grande giocatore e può giocare dove vuole».

Marino, quest’anno Payero e Lovric hanno segnato poco. Hanno deluso?

«No, ma per mandare in gol i centrocampisti serve creare i presupposti attraverso i movimenti. L’Udinese ha centrocampisti da percussione e Payero ha già avuto un buon rendimento, ci si può fare affidamento».

Gli esterni, quelli sì, hanno deluso.

«Ho ancora negli occhi Molina e Udogie, ma mi rendo conto che non sono comuni. Rui Modesto non mi convince così come Ehizibue, Kamara e Zemura». 

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