Saronni guarda a Nord Est: “Con Milan e Pogacar siete al centro del mondo”
Il grande campione sulle due maglie più prestigiose del Giro: “La pista serve eccome, Jonathan lo dimostra. E Pogacar adesso deve pensare un po’ anche al Tour”

FANO. «Adesso il cuore del ciclismo mondiale è tutto spostato a Nord Est con due corridori come Jonathan Milan e Tadej Pogacar nati a qualche centinaio di chilometri di distanza».
Parola di Giuseppe Saronni, 66 anni, due Giri d’Italia in bacheca, qualche maglia ciclamino sulle spalle e il dirigente che ha portato Pogacar tra i pro. Insomma, al centro del Giro anche se lo segue da casa.
Saronni, le piace la maglia ciclamino di Milan?
«Seguo da tifoso il quartetto della pista, ho sempre pensato che la pista faccia bene e quello che sta facendo Milan è la conferma che correre nei velodromi fa bene. E mi è venuta un po’ di nostalgia...».
Perchè?
«Con Cesare Cipollini, Rino De Candido e Sandro Callari ho corso l’inseguimento su pista alle Olimpiadi di Montreal nel 1976 e ricordo con nostalgia quegli anni su pista. Una disciplina formativa per la strada. Di Milan, un anno fa, avevo intravisto le potenzialità in volata, quest’anno sta confermando che ha una potenza incredibile e poi c’è un’altra novità...».
Quale?
«Ha trovato una squadra cucita su di lui, pronta a sostenerlo nel controllo della corsa nella preparazione degli sprint».

In pista il quartetto spinge rapporti impossibili: 64 nella corona davanti, anche più.
«Rappporti impensabili ai miei tempi, ma, ripeto, le qualità di un atleta che va bene nei quattro km sono un valore aggiunto per la carriera sulla strada. Tornando a Milan e Pogacar, ripeto, mi viene da pensare che il ciclismo mondiale si sia tutto spostato a Nord Est».
Ma Pogacar è nato in Slovenia...
«E non è un caso. Là lo sport a scuola si fa sul serio, non come qui che le cose si fanno al contrario. Quando mi segnalarono questo talento l’ho fatto ingaggiare subito anche perchè veniva da un paese in cui lo sport si fa davvero. Basterebbe copiare».

Pogacar sta dominando. Rischia troppo?
«Beh, mercoledì in volata gli sono caduti appena davanti, ma se stai davanti rischi, se stai in mezzo rischi, se stai dietro pure: la fortuna aiuta gli audaci».
Lo sloveno rischia di passare per ingordo e farsi nemici?
«Ai miei tempi forse sì, perchè ci insegnavano a essere più prudenti. Ma ora è tutto cambiato. I ragazzi di oggi, questa nuova generazione di campioni, se ne dà di santa ragione, non si accontentano, si ripettano, non regalano nulla. Gli stessi rivali della maglia rosa la rispettano».
Fosse Pogacar cosa farebbe da qui a Roma?
«Tadej ha un’opportunità incredibile di entrare nella storia: vincere Giro e Tour. Perchè, e mi dispice, non si sa quanto Vingegaard potrà essere competitivo. Quindi, quando potrà, dovrà provare a risparmiarsi evitando le insidie».
E gli aversari?
«Lottare per i restanti gradini del podio. E il nostro Tiberi può farcela eccome a salirci: l’ho visto in palla».
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