
Tumori, 8 mila diagnosi all’anno: quali sono i più aggressivi in Fvg e dove aumentano le possibilità di sopravvivenza
Aumentano i casi, ma anche le guarigioni grazie a screening, stili di vita sani e ricerca. I dati per tipo di tumore, organo colpito, sopravvivenza a 1, 5 e 10 anni.
Mediamente, in regione, vengono diagnosticati circa 8.500 tumori maligni l’anno. Lo rivela la casistica registrata nell’ultimo biennio dal Registro tumori del Fvg. Gli organi più colpiti sono la mammella nelle donne e la prostata negli uomini, colon e polmone per entrambi i sessi. A fronte di un’incidenza quasi sempre in crescita, il dato confortante è che «nel nostro Paese, tra il 2010 e il 2020, la sopravvivenza a oltre 10 anni dalla diagnosi è aumentata del 54 per cento».
La presidente del Comitato regionale della Fondazione Airc, Michela Cattaruzza, lo sottolinea per lanciare un nuovo appello a favore della ricerca. L’attività svolta nei laboratori, assieme agli stili di vita sani e agli screening oncologici, è l’unica arma che abbiamo per combattere le diverse forme di tumore. La strada è lunga ma i risultati non mancano. «A cinque anni dalla diagnosi, l’86 per cento delle donne operate al seno sta bene, ci manca il 14 per cento, se ci impegniamo – ripete Cattaruzza – possiamo raggiungerlo». Impegnarsi significa assicurare finanziamenti e continuità alla ricerca per arrivare a cure sempre più mirate. A un anno dalla diagnosi, dal 2018 al 2019 e dal 2021 al 2022, la sopravvivenza delle donne rimane invariata per tutti i tumori maligni (79%), mentre a 5 anni aumenta sensibilmente.
Per il tumore alla mammella passa dal 88,7 al 91,2 per cento, dal 62,3 al 64,3 per cento per il cancro del colon retto e dal 16,3 al 20,7 per il polmone. La stessa percentuale tocca punte del 90 per cento per i tumori della tiroide e arriva al 94 e al 97 per cento, rispettivamente, per i melanomi della pelle e i linfomi di Hodgkin. Analogo l’andamento sul fronte maschile: se a un anno dalla diagnosi la sopravvivenza oscilla tra il 74 e il 75 per cento, con punte del 97 per il tumore della prostata, cinque anni più tardi supera il 90 per cento e nel decennio si stabilizza al 97 per cento. Ancora inferiore al 20 per cento è la percentuale di sopravvivenza dei pazienti con tumore all’encefalo. Lo scorso anno si contavano 85.535 persone con un tumore maligno alle spalle, quasi 40 mila aveva fatto i conti con la malattia più di 10 anni prima. «La ricerca conferma che la genetica può favorire l’insorgenza dei tumori, ma se si adottano stili di vita sani tali possibilità si riducono» ricorda la presidente del Comitato regionale Airc invitando tutti a prediligere l’attività fisica, la dieta Mediterranea e a smettere di fumare. «Se non lo si fa – avverte Cattaruzza – il conto prima o poi arriva».
In regione la Fondazione Airc finanzia con 2,5 milioni di euro 21 progetti e 2 borse di studio. Uno al Cnr, un altro al Burlo Garofolo, sette all’International centre for genetic engineering and niotechnology (Icgeb) di Trieste, due alla Sissa, altrettanti all’ateneo giuliano, sei al Cro di Aviano e quattro all’università di Udine. Nel suo laboratorio all’ateneo friulano, l’immunologo Carlo Pucillo, ricercatore Airc, con il suo gruppo si dedica allo studio della risposta immunitaria nei confronti del tumore. L’obiettivo è comprendere i meccanismi attraverso cui il sistema immunitario individua e tenta di eliminare le cellule cancerose. «Il sistema immunitario – spiega Pucillo – riconosce e attacca le cellule anomale, ma il tumore, grazie alla sua capacità di mutare, sviluppa strategie di evasione che gli permettono di eludere la distruzione. In particolare, favorisce l’aumento delle cellule regolatrici che sopprimono la risposta immunitaria, creando un microambiente favorevole alla sua crescita».
Per analizzare queste interazioni, il team utilizza modelli in vitro che ricostruiscono il tessuto sano o tumorale. Lo fa per studiare l’impatto che il tumore ha sulle cellule immunitarie circostanti, verificando le modifiche funzionali che subiscono. Un punto cruciale è comprendere come il contatto con le cellule tumorali influenzi il comportamento e l’efficacia del sistema immunitario. Tale approccio è stato impiegato nello studio del cancro del colon e dell’ovaio. «Se riusciamo a individuare i bersagli molecolari – conclude il professore –, potremo sviluppare farmaci capaci di potenziare il sistema immunitario e affinare l’immunoterapia, intervenendo sui meccanismi metabolici o di espressione genica alterati».
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