Sindacati della scuola del Friuli Venezia Giulia divisi sul rinnovo del contratto
La Flc Cgil si smarca dalle altre sigle. Il segretario Fvg Gargiulo: «Insufficiente». Con l’accordo aumenti medi di 140-150 euro mensili per docenti e personale Ata

È un fronte spaccato quello dei sindacati della scuola del Friuli Venezia Giulia sul rinnovo del contratto 2022-2024, firmato all’Aran da tutte le sigle tranne la Flc Cgil. L’accordo, che coinvolge in regione 20 mila lavoratori tra docenti e personale Ata, prevede un aumento medio di 140-150 euro lordi al mese per tredici mensilità, con punte di poco più di 200 euro per gli insegnanti di lunga data e di 217 euro per i funzionari a elevata qualificazione.
Si aggiungono gli arretrati, sempre lordi, che per gli Ata viaggiano tra 1.030 e 2.316 euro, per i docenti tra 1.291 e 2.150 euro. Soldi che dovrebbero entrare in busta paga tra dicembre e gennaio.
L’intesa sottoscritta da Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief, tuttavia, divide le categorie dalla posizione della Cgil. «Un’occasione persa – afferma Massimo Gargiulo, segretario regionale della Flc –. Le risorse sono largamente insufficienti a coprire la perdita di potere d’acquisto: con un’inflazione intorno al 17%, un contratto che si chiude al 6% equivale di fatto a una riduzione reale degli stipendi di oltre dieci punti. Con una legge di bilancio ancora aperta si poteva e si doveva fare di più». La Cgil accusa inoltre il governo di aver “giocato con le cifre”: «Una parte delle risorse – sostiene Gargiulo – arriva dai tagli alle commissioni d’esame di maturità, non da fondi aggiuntivi. Si toglie da una tasca per rimettere nell’altra». Cgil isolata? «Macché. Siamo il sindacato maggiormente rappresentativo alle elezioni Rsu di quest’anno e continuiamo a prendere le decisioni solo dopo il confronto con i lavoratori. È quello che faremo serenamente, anche in questa occasione, con assemblee in tutti i luoghi di lavoro».
La valutazione degli altri sindacati è diversa. Per Antonella Piccolo, segretaria regionale della Cisl Scuola, la firma «è un passaggio importante, perché chiude un contratto scaduto nel 2024 e ci permette di guardare già al prossimo rinnovo per il triennio 2025-2027». Piccolo sottolinea il «recupero progressivo dopo dieci anni di vuoto contrattuale», ricordando che «gli aumenti medi di 140 euro lordi si sommano ad altri 140 già messi in prospettiva per il triennio successivo: in tre rinnovi ravvicinati il personale della scuola ha potuto recuperare oltre 400 euro mensili, un risultato che i lavoratori apprezzano e che le nostre Rsu considerano positivo».
Sulla stessa linea Ugo Previti, segretario regionale della Uil Scuola, che parla di «scelta coerente e responsabile» e spiega: «Come nel 2022 con il governo Draghi ci troviamo in una fase di alta inflazione e incertezza economica. In un contesto così delicato, aver ottenuto adeguamenti stipendiali e arretrati certi è un risultato che non si può sottovalutare. Abbiamo voluto utilizzare tutta la disponibilità effettiva degli stanziamenti, garantendo aumenti reali e immediati. Ora, infatti, gli incrementi medi sfiorano il 6%, e abbiamo anche ottenuto 60 milioni, all’interno di un “pacchetto” una tantum, da 240 milioni complessivi, destinati esclusivamente al personale Ata, penalizzato nel passato rinnovo. Di fronte a queste conquiste, coerentemente abbiamo firmato».
Fuori dal tavolo, invece, i Cobas. La Confederazione ha calcolato che negli ultimi trent’anni «il potere d’acquisto dei lavoratori della scuola si è ridotto del 30%». In agenda c’è già uno sciopero il 28 novembre. —
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