Riccardi: l’Aifa ci tutela, il magazzino unico consente di acquistare al prezzo migliore

L’assessore regionale esclude ricadute negative negli ospedali. Il blocco favorisce il nostro sistema e limita l’impatto delle mancanze

Giacomina Pellizzari
Il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi
Il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi

Il blocco delle esportazioni di una trentina di medicinali deciso dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non penalizza la farmacia unica gestita dall’Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs), che fornisce tutti i presidi sanitari del Friuli Venezia Giulia.

«Il mercato dei farmaci segue regole e opportunità internazionali: può accadere che i produttori, in presenza di possibili criticità, possano scegliere di vendere su mercati a maggiore profittabilità» spiega l’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, non senza precisare che «il blocco temporaneo delle esportazioni può essere disposto da Aifa a tutela della nostra realtà nazionale perché permette di ridurre il rischio di carenze e indisponibilità».

La farmacia unica

Oltre a chiarire perché l’Aifa abbia deciso di interrompere l’esportazione di una trentina di etichette, Riccardi chiarisce perché l’aver accentrato il servizio farmaceutico nella centrale unica – il Friuli Venezia Giulia è una delle poche regioni che ha fatto questa scelta – mette al riparo anche da eventuali speculazioni.

«A livello locale occorre specificare che il Friuli Venezia Giulia parte da una realtà avvantaggiata: avendo unificato il magazzino, riesce a ridurre le criticità potendo scegliere di approvvigionarsi dal fornitore che dà maggiore continuità e favore di prezzo».

E nell’escludere ricadute negative o carenze di farmaci nelle strutture sanitarie, l’assessore aggiunge: «La chiusura dell’export favorisce il nostro modello aiutando, contemporaneamente, anche le regioni che non hanno centralizzato i magazzini del farmaco a limitare l’impatto delle carenze».

La Regione insomma assicura di non dover fronteggiare alcuna difficoltà a seguito delle carenze rilevate nelle forniture di 3 mila 876 farmaci, di cui 325 sono privi di prodotti equivalenti.

I consigli

Non è la prima volta che si verifica una situazione del genere, per alcune tipologie di anti infiammatori e salvavita era capitato anche più di un anno fa. Nella primavera dello scorso anno, infatti, risultava introvabile un anti epilettico per i bambini.

Tant’è che allora da più parti venivano invitati i cittadini a non accumulare farmaci. Pur sapendo di non riuscire a contrastare gli interessi economici che gravitano attorno alle multinazionali del farmaco, il singolo può fare molto evitando di consumare farmaci in eccesso e di fare scorte per contrastare livelli di panico ingiustificati.

Allo stesso modo ai pazienti che assumono farmaci non molto comuni, viene consigliato di effettuare gli ordini con un certo anticipo.

La spesa farmaceutica

Nonostante le decisioni drastiche, nei territori la spesa farmaceutica tende ad aumentare. Ecco perché l’andamento viene mantenuto sotto controllo. In questo sistema non va dimenticato che in Europa la produzione dei principi attivi è venuta meno, il 70 per cento viene prodotta in Cina e il restante 30 per cento in India.

Sottolineature a parte, rispetto al 2022, lo scorso anno in regione e pure in Veneto, la spesa farmaceutica è aumentata rispettivamente dello 0,8 e dello 0,7 per cento. Complessivamente il Servizio sanitario regionale ha speso 506.744.539 euro, ovvero 93.379.511 in più rispetto al l’anno prima. Incidono soprattutto gli acquisti dei farmaci innovativi, in particolare quelli usati per combattere il cancro e i salvavita.

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