Nel centrodestra cambiano gli equilibri
Profonde divergenze tra Fratelli d’Italia e Lega sulle questioni regionali: i rapporti, già tesi, si stanno logorando in queste ore e se la causa non è il terzo mandato, di motivi ce ne sono anche altri

Fedriga insiste: il terzo mandato non c’entra nulla. Ma lunedì 19 maggio il governo ha deciso di opporsi alla legge elettorale di Trento che contempla la terza rielezione per il presidente della Provincia autonoma. La decisione di Meloni è con ogni probabilità destinata ad acuire le già profonde divergenze tra Fratelli d’Italia e Lega sulle questioni regionali.
Innanzitutto in Friuli Venezia Giulia, regione a statuto speciale, dove il leghista Fedriga ha più volte manifestato l’intenzione di ricandidarsi per un terzo mandato.
I rapporti, già tesi, si stanno logorando in queste ore. E se la causa non è il terzo mandato, di motivi ce ne sono anche altri. Si poteva ipotizzare che Roma non impugnasse la legge? No. Per equilibri nel centrodestra di governo, Meloni e Tajani sono contrari, a meno che la scelta non sia politica e quindi con l’imprimatur dell’esecutivo.
La parola a questo punto passa alla Corte costituzionale. Due le possibilità: o il governo ritiene di avere in mano elementi tali da dedurre che la Consulta possa bocciare la legge trentina, di fatto chiudendo la strada anche al Friuli Venezia Giulia, oppure ha deciso di rischiare.
E torniamo alle questioni regionali. Lega, Forza Italia e Lista Fedriga hanno messo in elenco tutte le volte che dagli alleati meloniani sono partite bordate contro la giunta. Cominciamo dalla riorganizzazione della rete oncologica, che penalizzerebbe Aviano. Poi l’ospedale di Pordenone, non è stata la prima volta che l’inaugurazione viene evocata e biasimata, alla quale peraltro il ministro Ciriani non ha partecipato in aperta polemica. Hanno fatto seguito gli attriti interni a FdI sull’ospedale di Latisana, con la difesa del sindaco Sette e un altro suggerimento dell’anima pordenonese.
Ma anche la conferma di Tonutti alla direzione dell’Azienda ospedaliera del Friuli occidentale. La sanità, dunque, e quasi sempre quella del Pordenonese. A questo punto gli alleati pensano di aver lasciato correre fin troppo.
Esternazioni, quelle del ministro con i Rapporti con il Parlamento, ritenute inaccettabili per i tempi e per i modi. E anche perché dopo aver lanciato il guanto di sfida non c’è mai stato un chiarimento diretto. Ai tavoli si è seduto il segretario di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto, e non i leader pordenonesi, uno scollamento interno al partito che rende difficile il dialogo con le altre forze.
L’inaugurazione dell’ospedale di Pordenone è il casus belli, ma è difficile pensare che l’evento non fosse stato concordato o quantomeno non fosse gradito ai meloniani in campagna elettorale per il municipio con un candidato proprio. In questi giorni esponenti della maggioranza hanno rimarcato che nessuno dei partiti dell’alleanza ha mai esternato pubbliche accuse su infrastrutture, opere pubbliche, cultura o ambiente, deleghe in capo ai tre assessori meloniani. Da qui, ancor più incomprensibile l’apertura della “crisi irresponsabile”, come l’ha bollata il segretario leghista Dreosto.
Giovedì dovrebbe essere la giornata decisiva. Quel che è certo, anche se la crisi dovesse rientrare, è che i rapporti dentro la maggioranza di centrodestra in regione non saranno più come prima, con o senza il terzo mandato
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