Il Veneto: «Contro i lupi misure insufficienti, bisogna ucciderli quando è inevitabile»
Attualmente sono utilizzati pallini di gomma, luci e allarmi acustici. L’assessore Caner: «Abbiamo chiesto l’intervento dell’Unione europea»

Gli ultimi sei agnelli sono stati predati dal lupo, l’altra notte, in un allevamento nel comune di Alpago. «Ma anche parlarne ormai è inutile, tanto non cambia niente» allarga le braccia, sconsolato, Zaccaria Tona, presidente della Cooperativa Fardjma, che si è vista decimata, di oltre 700 capi in sei anni, il patrimonio dei soci.
«Ci vengono a proporre misure di dissuasione, come lo sparo di pallini di gomma, ma – sorride ironico Sebastiano Fullin, all’allevatore che ha patito l’ultima predazione – è come sparare con la pistola ad acqua contro il sole».
E da parte dell’assessore regionale all’Agricoltura del Veneto Federico Caner arriva reazione una reazione netta, chiara, puntuale. «Dobbiamo essere onesti e dire che francamente le misure di protezione adottate finora e la stessa dissuasione non sono sufficienti per poter proteggere le greggi dai lupi o comunque dai grandi carnivori» afferma l’esponente della Giunta Zaia, «noi abbiamo chiesto un intervento europeo importante, perché nel piano di gestione del lupo, così come previsto dall’Ue, sia data la possibilità anche dell’abbattimento in casi particolari, quindi selezionato, cioè quando i numeri sono elevati.
E, quindi, sì: anche abbattimenti privati» puntualizza Caner. Che aggiunge: «Questo in Italia purtroppo non avviene perché l’Ispra, che è l’ente che deve valutare e calcolare quanti animali ci sono sul territorio, ha dei numeri che per quanto ci riguarda non sono veritieri».
Nella sola provincia di Belluno oggi potrebbero essere presenti fra i 18 ed i 20 branchi. «Con le prossime nascite – ipotizza Paolo Zanetti, presidente dei dieci distretti di caccia del Bellunese – potremmo trovarci in presenza di 250, forse addirittura 300 lupi».
La Provincia e la Prefettura di Belluno in questi giorni hanno chiesto al Ministero dell’Ambiente la possibilità di procedere con la “dissuasione” contro i lupi “confidenti” in tutto il territorio della provincia.
Si tratta di sparare con pallottole di gomma, quando non ad allontanare i lupi non sono sufficienti cani maremmani, allarme acustico e illuminazione.
«Negli ultimi mesi ho ricevuto segnalazioni da parte dei sindaci, allarmati per la presenza di lupi, e per questo ho voluto coinvolgere la Provincia, che, su delega della Regione, ha la competenza nel controllo del lupo» spiega il prefetto, Mariano Savastano, «La percezione di insicurezza derivante dai lupi che si avvicinano alle case è legittima e comprensibile, e spesso deriva da scarsa informazione. Per questo, con la Provincia, stiamo mettendo a punto un calendario di incontri sul territorio e un vademecum con i comportamenti da adottare per evitare di attirare i lupi vicino ai centri abitati».
Il lupo è incluso tra le specie «particolarmente protette» dalla legge 157/1992 (Protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio») e tra le specie «sottoposte a tutela rigorosa» secondo la “direttiva Habitat”.
Ciò significa che vi è il divieto assoluto di cattura, uccisione e anche disturbo. Tuttavia, interventi in deroga ai divieti sono possibili ad esempio per prevenire comprovati danni alle attività produttive e nell’interesse della sanità e della sicurezza pubblica.
Ma gli interventi in deroga devono essere preventivamente autorizzati dal Ministero dell’ambiente, sentito Ispra.
«Tutte le cose che la Regione poteva fare, utilizzando la normativa attuale, le ha fatte. Quindi, tutti gli incentivi per l’acquisto delle reti, per poter mettere in sicurezza gli animali – sia bovini, che caprini, che ovini – sono stati fatti.
Adesso non ci resta che l’abbattimento, perché non sappiamo quanto la dissuasione sia efficace», conclude Caner.
È anche una battaglia sulle cifre, quella relativa alla gestione dell’emergenza-lupi. L’assessore regionale Federico Caner contesta i numeri dell’Ispra, che stima meno di mille esemplari sulle Alpi: «I numeri sono fuori controllo, anche da parte dell’Ispra».
Solo fra Veneto e Trentino sarebbero circa un migliaio. E se sulla montagna bellunese sono stati certificati almeno 18 branchi, forse 20, questi potrebbero risultare non meno di 25 considerando l’altopiano di Asiago e la Lessinia veronese.
Ed è notizia recente dell’avvistamento ripetuto di un branco di almeno cinque esemplari in Polesine, area in cui la razza non era mai stata avvistata.
La presenza del lupo, diffusa nel 20% del territorio, si fa decisamente sentire, basti pensare che le predazioni nel 2021 – ha informato in un recente convegno a Longarone Emanuele Pernechele dell’ufficio della direzione agroambiente - sono state 989, di cui 703 ovi-caprini e nel 2022 823, di cui 530 ovi-caprini.
«La selezione dei selvatici ormai la fa il lupo – sintetizza Paolo Zanetti, coordinatore dei dieci Distretti di caccia della provincia di Belluno -. Il professor Apollonio dell’università di Cagliari, consulente della provincia, ha calcolato che ogni lupo si alimenta di 2,7 chili di carne al giorno. Quindi facciamo un po’ di conti: circa 6 quintali di carne selvatica al giorno».
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