Eccidio nella Valle del But: gli eredi saranno risarciti
Stanziati 2,8 milioni per i familiari di quattordici delle 52 vittime della strage nazifascista. Il Tribunale ha stabilito che si trattò di crimini di guerra contro l’umanità

Il Tribunale di Trieste ha stabilito il risarcimento per i parenti delle vittime di una delle più cruente stragi nazifasciste: l’eccidio della Valle del But. Nel luglio del 1944 cinquantadue persone furono massacrate per rappresaglia e terrore e i loro corpi vennero gettati in un torrente.
Per quattordici vittime, come riporta il Corriere della Sera, il Tribunale di Trieste ha stabilito un risarcimento totale di 2 milioni e 800 mila euro a favore di altrettanti familiari ed eredi. Il Tribunale di Trieste, dunque, dopo 81 anni, ha stabilito che si trattò di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità.
Nel momento in cui la sentenza passerà in giudicato e sarà quindi definitiva i parenti delle vittime della strage potranno chiedere l’accesso al Fondo Ristori del Mef, che è stato istituito dal Governo Draghi nel 2022. È quanto ha stabilito il giudice Maria Rosaria Ciuffì del Tribunale civile di Trieste, accogliendo le richieste dei legali delle famiglie, rappresentate dall’avvocato udinese Andrea Sandra.
Il 21 luglio 1944, sulle alture di Paluzza, 23 uomini travestiti da partigiani garibaldini trucidarono con armi da fuoco e colpi di pugnale 15 persone, fra loro una giovane donna gravida e un ragazzino di 13 anni, poi, avviatisi verso Paluzza, violentarono e uccisero altre due donne.
Il giorno dopo, un gruppo di soldati delle SS, assieme ad alcuni mercenari italiani, avviarono un rastrellamento a Paluzza. Le sevizie e i pestaggi iniziarono sulla pubblica piazza e proseguirono nel corso di una lunga marcia che attraversò i comuni di Cercivento e Sutrio con esecuzioni sommarie.
Nelle due giornate persero la vita complessivamente cinquantadue persone. Fra loro c’erano Gervasio e Ivan Mentil, Carlo Puntel, Cristina Unfer, Giordano Maieron, Silvio Puntel, Romeo Englaro, Susanna Brunetti, Silvia Vanino, Floreano Plazzotta, Daniele Englaro, Gina Di Ronco e Bruna Pittino che figurano in una delle richieste di risarcimento presentate dall’avvocato Sandra.
A legittimare l’iniziativa legale, avviata a 81 anni da quei tragici fatti, è il decreto legge 36 convertito in legge 79 del 29 giugno 2022 che – all’articolo 43 – istituisce un fondo presso il ministero dell’Economia e delle Finanze per il ristoro dei crimini compiuti a danno dei cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945 con una dotazione di 20 milioni di euro per il 2023 e di 11.808. 000 euro per ciascuno degli anni che vanno dal 2024 al 2026.
L’iniziativa di molti degli eredi delle vittime che peraltro hanno prodotto ampia documentazione, il supporto delle amministrazioni comunali del territorio e degli uffici hanno permesso di istruire rapidamente la causa dalla quale, purtroppo, molte famiglie di altre vittime sono rimaste escluse a causa delle numerose incombenze di carattere burocratico e dei tempi particolarmente stretti.
Sono state, però, depositate altre istanze ed è legittimo presumere che la vicenda possa assumere un significativo rilievo, non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche culturale e storico.
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