Culture in dialogo a Gorizia: un ciclo di incontri per pensare l’Europa tra identità e futuro
La rassegna dell’Arcidiocesi: voci e visioni da un confine che unisce. Sei date: Piccolo e Messaggero Veneto come partner

A volte un testacoda semantico può aiutare a capire il mondo. Può esplorare le profondità di un messaggio.
Torniamo per un attimo al 2021. In una Gorizia ancora lontana dal fermento di Go!2025, l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli lanciava un monito tanto sottile quanto profondo: “E se invece che Capitale europea della Cultura, Gorizia con Nova Gorica fosse “Capitale della Cultura europea”?”.
Un’inversione semantica, appunto. Ma anche una sfida culturale, civile, quasi esistenziale. Una responsabilità, a suo modo. Perché diventare “capitale della cultura europea” significa assumersi un compito, quello di interrogare, senza retorica, il presente dinamico e prospettico dell’Europa: i suoi valori, la sua visione del mondo, il suo posto in un’epoca segnata da crisi di senso e nuove tensioni.
Sono passati quattro anni. L’invasione russa in Ucraina era temuta ma non ancora realizzata. Elon Musk era “solo” un fantastiliardario con ambizioni spaziali; in Italia governava Draghi. C’era ancora l’emergenza Covid. Dove eravate, nel 2021? Oggi vivete in un mondo simile ad allora, oppure vi sentite anche voi dentro un tormento storico? Quell’interrogativo – quello dell’arcivescovo – oggi prende forma in una rassegna che si propone non come calendario di eventi, ma come luogo di pensiero e confronto: “Europa, culture in dialogo”.
Superare i confini per essere Capitale di una Cultura europea. Il progetto – promosso da enti civili, religiosi e culturali italiani e sloveni – mira a far emergere dalla frontiera un messaggio chiaro: l’Europa non può che nascere e rinascere da qui, dove i limiti diventano finalmente risorsa.
A inaugurare il percorso, in marzo, è stato il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, poeta e teologo, una punta del pensiero cattolico contemporaneo; ha dialogato con gli studenti delle scuole superiori di Gorizia.
Martedì 10 giugno sarà ospite Paolo Mieli, giornalista, storico e già direttore del Corriere della Sera. Il suo intervento – al Kulturni Center Lojze Bratuž, con Mauro Ungaro (Voce Isontina) e Ivan Portelli – ruoterà attorno a una domanda cruciale: quale futuro per l’Europa? Una domanda che, tra spinte sovraniste e memorie fondative, interroga il destino del progetto comunitario.

Il 4 luglio in piazza San Rocco interverrà Roberto Antonione, già presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e voce autorevole dell’integrazione regionale nel contesto europeo. Il suo contributo sarà centrato sul ruolo delle Regioni a Statuto Speciale come laboratori di coesistenza e innovazione istituzionale.

Il 12 settembre toccherà a Marta Kos, Commissaria europea per l’allargamento. Slovena, già ambasciatrice a Berlino, una figura di punta dell’europeismo progressista. Nota per la sua visione dialogica e per la difesa di un’Europa aperta ma esigente, parlerà delle prospettive dell’allargamento verso i Balcani e oltre. La complicata, talvolta insidiosa, ma fondamentale opportunità di dare una geografia nuova all’Europa che verrà.

Altri due momenti di alto profilo seguiranno in autunno. Il 29 settembre ci sarà Paolo Gentiloni, Commissario europeo per l’Economia, già Presidente del Consiglio italiano. La sua riflessione metterà in relazione economia e cultura. Il 27 ottobre sarà la volta di Enrico Letta, presidente dell’Istituto Delors, che dopo l’esperienza politica e governativa studia l’integrazione europea. Entrambi incontreranno anche gli studenti, sottolineando l’importanza di una nuova cittadinanza europea.

Chiuderà il ciclo, a novembre, il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Tagle rappresenta una delle personalità più carismatiche della Chiesa globale, portando una visione del cristianesimo radicata nella solidarietà intercontinentale e nella lettura teologica della complessità mondiale. La sua voce offrirà una prospettiva extraeuropea sull’identità del continente.
In questo mosaico, c’è un ruolo per due giornali e per il gruppo Nord Est Multimedia, che li edita. Il Piccolo e il Messaggero Veneto, saranno partner della rassegna. E non è una mera adesione formale. È una scelta consapevole e coerente con la vocazione dei quotidiani: essere strumenti di lettura critica e racconto convinto delle trasformazioni di questo quadrante strategico per l’Italia e per l’area mitteleuropea. In un tempo in cui l’informazione tende a perseguire (e a inseguire, forse non correttamente) la velocità, ci affianchiamo a un progetto di lungo respiro, di riflessione e di complessità.
Promotori del progetto sono l’Arcidiocesi di Gorizia, la Voce Isontina, I Visionari – Comunità di Impegno pubblico, Città dell’Uomo Aps, insieme alle realtà slovene Zadruga Goriška Mohorjeva, SKGZ – Unione Culturale Economica Slovena, Kulturni Center Lojze Bratuž e Kulturni dom. Un’alleanza transfrontaliera e plurale, la cultura come bene comune. Perché la cultura europea non si custodisce nei palazzi, ma si rigenera nei luoghi. Specialmente quelli feriti dal passato e impegnati ogni giorno a costruire ponti verso il futuro. —
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