Non è mai troppo tardi per fare sport: ecco la squadra over 50 che fa nuoto sincronizzato

Il gruppo sfida l’età (la media è di 58 anni) e i pregiudizi sul corpo e si prepara a gareggiare alle Nazionali. Un messaggio potente di inclusività, body positivity e invecchiamento attivo

Maria Elena Pattaro
Il gruppo delle Onde d'Urto, over 50, pronte a disputare le Nazionali (Foto Massimo Silvano)
Il gruppo delle Onde d'Urto, over 50, pronte a disputare le Nazionali (Foto Massimo Silvano)

Quando Federica chiese di potersi iscrivere a nuoto sincronizzato, la presero quasi per matta. Non esisteva un corso per la sua età: era troppo vecchia. Sette anni dopo è a bordo vasca, nella piscina comunale Bianchi, insieme alle sue undici compagne di squadra. L’età media è 58 anni e ne vanno fiere.

Onde d'Urto: la squadra di nuoto sincronizzato composto da over 50

Indossano un elegante costume nero tempestato di brillantini e cuffie abbinate, tutto rigorosamente cucito e decorato da loro. Si muovono all’unisono, si tuffano in acqua, parte la musica e inizia la magia. Hanno già vinto, prima ancora di gareggiare perché sono la prova tangibile che si può inseguire un sogno, che lo sport è adatto a tutte le età. E che ogni corpo è bello e va rispettato.

Grintose, ironiche, entusiaste, impegnate: sono le “Onde d’urto”, sincronette della squadra Master di nuoto artistico della Triestina Nuoto Samer&Co Shipping.

Il nome che si sono date la dice lunga su come affrontano questa avventura, umana prima ancora che sportiva. «Abbiamo energia da vendere, viviamo intensamente questa nostra esperienza di gruppo e cerchiamo di portare benefici attorno a noi. A partire dal contrasto al bodyshaming e alla body shame – dicono tra un esercizio e l’altro –. Nuotiamo in una piscina senza corsie, dove non ci sono vincoli. E in acqua siamo tutte uguali, le differenze di età, di peso, di forma fisica si annullano. Mettersi in costume davanti agli altri non è sempre facile. Tra i giovanissimi nuotatori più di qualcuno prova imbarazzo o vergogna».

Noi lo facciamo con gioia e consapevolezza, nel rispetto delle diversità, lanciando un messaggio di body positivity anche alle nuove generazioni.

Lo sport diventa quindi impegno sociale e anche un importante strumento di prevenzione contro l’Alzheimer e altre patologie. Il nuoto artistico (il nuovo nome del nuoto sincronizzato, ndr) si sta rivelando per loro un grande alleato nell’invecchiamento sano perché allena sia il corpo che la mente. Se da un lato, infatti, bisogna mettere in gioco il fiato e i muscoli per fare le piroette in acqua; dall’altro bisogna dar fondo a memoria e concentrazione per imparare le coreografie e coordinare i movimenti. L’affiatamento di queste donne parte dallo spogliatoio, dove chiacchiere e risate sono di casa. «Il nostro gruppo crea dipendenza – scherza la portavoce, Federica degli Ivanissevich –. Ci allenavamo a distanza persino durante la pandemia, in videocollegamento da casa facendo esercizi a secco».

L’idea di creare un gruppo Master è partita nel 2018 proprio da lei, ex giocatrice di basket ad alti livelli. Non si è arresa di fronte a quel primo “no”. Se non esisteva ancora una squadra per donne adulte, perché non provare a crearne una? Altre quattro pioniere, tra cui la sorella Stefania, l’hanno seguita in quella avventura, a prima vista così stravagante. Ma che sta superando ogni aspettativa. Oggi il gruppo conta 12 atlete, tra cui alcune coppie di sorelle. Nessuna di loro è stata sincronetta agonista da giovane e qualcuna addirittura non ha mai fatto sport in vita sua. La più anziana è Rossana, 66 anni, l’unica a essere già nonna. Nicol, invece, di anni ne ha 37 ed è considerata la mascotte. «Ho accompagnato mia figlia a nuoto artistico e quando ho scoperto che c’era un gruppo per adulte, mi sono iscritta subito – racconta –. È bellissimo».

Anche Patrizia, ex dirigente della Triestina Nuoto, ora condivide questo sport con sua figlia, che è stata maestra del gruppo. Per oltre vent’anni il nuoto artistico lo aveva vissuto da accompagnatrice durante trasferte, da tifosa seguendo le gare dagli spalti. Ora ha finalmente la possibilità di viverlo in prima persona. «E mi piace moltissimo – confida –. Quando hanno aperto ai Master, è stato amore a prima vista». Anche per Barbara l’aggancio è stata una lezione di nuoto del figlioletto. «Le ho viste a ottobre di due anni fa, nell’ultimo allenamento prima delle nazionali – ricorda –. Non avrei mai pensato di farlo anch’io, adesso non posso più farne a meno».

Le allenatrici sono giovanissime: Letizia Puppin, 21 anni, e Chiara Azzeglio, di 20, potrebbero essere le figlie di molte atlete della squadra. Eppure la complicità trascende l’età: «Sono davvero un gruppo fantastico – dicono –. Mature, motivate, autoironiche, consapevoli del loro corpo. Si fanno molte meno paranoie di noi giovani: su questo abbiamo un sacco da imparare. Chiaramente il tipo di attività che facciamo è diversa rispetto ai gruppi di giovani, ma è altrettanto soddisfacente». Due anni fa le Onde d’urto sono salite sul podio: terzo posto alle Nazionali, categoria Master. Ora si stanno allenando per portare a casa un’altra medaglia: a luglio gareggeranno a Riccione. Ma i loro traguardi più grandi non si misurano in punti e classifiche, bensì nel messaggio di cui si fanno ambasciatrici. Loro, che con autoironia e positività parlano a tutte le generazioni abbattendo un pregiudizio dopo l’altro. «All’inizio bambini e adulti strabuzzavano gli occhi: non potevano credere che anche le “nonne” facessero nuoto sincronizzato – raccontano ridendo –. Al nostro primo saggio abbiamo ricevuto la standing ovation dal pubblico. E adesso eccoci qua, con più grinta che mai».

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