Due neonati prematuri morti per un’infezione all’ospedale di Bolzano
I piccoli erano ricoverati nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale del nosocomio altoatesino e sono deceduti a poche ore di distanza. L’agente patogeno killer si chiama Serratia marcescens. Le analogie con il caso Citrobacter nel reparto neonatale di Verona nel 2020

Due neonati prematuri sono morti nel giro di poche ore all'ospedale di Bolzano. Uno dei piccoli è morto martedì 12 agosto, l'altro nella notte di mercoledì 13. Entrambi erano ricoverati nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell'ospedale del capoluogo altoatesino.
Stando ai primi accertamenti, si chiama Serratia marcescens l'agente patogeno che ha ucciso i due neonati nati prematuri all'ospedale di Bolzano, deceduti il 12 agosto e la notte del 13 a breve distanza l'uno dall'altro. Lo ha confermato l'Azienda sanitaria di Bolzano dopo una conferenza stampa in cui la Direzione sanitaria ha espresso vicinanza alle famiglie dei piccoli assicurando «che saremo a loro fianco in questo momento».
Il batterio
I due piccoli, ha spiegato il dirigente Pierpaolo Bertoli «erano nati in una situazione sicuramente di rischio legata alla grave prematurità di ventitresima e ventisettesima settimana di gestazione e a seguito dell'induzione è stato possibile identificare questo germe, questi batteri. I piccoli hanno purtroppo poi sviluppato una sepsi che ha risultato avere poi conseguenze fatali. La presenza di questo batterio non è un unicum perché è costantemente un rischio per le terapie intensive neonatali, quindi non tanto per il tipo di germe ma per la particolare vulnerabilità di questi piccoli pazienti a causa della loro immaturità del sistema immunitario», ha proseguito Bertoli.
Un'infezione, ha proseguito il dirigente, «che in un adulto non avrebbe alcuna conseguenza sostanzialmente in questi pazienti può avere purtroppo degli esiti fatali. E questo è quello che è accaduto in questi due casi in seguito ai controlli che sono stati fatti. Quindi è stata dimostrata la presenza di questo batterio e sono state poi ovviamente adottate tutte le manovre di supporto vitale, le terapie antibiotiche, tutto quello che è stato possibile fare ma purtroppo con un esito non favorevole».
Noto da oltre due secoli, molto diffuso e considerato innocuo fino a metà del secolo scorso, il batterio Serratia marcescens responsabile della morte di due neonati prematuri nell'ospedale di Bolzano è noto oggi per essere fra le prime dieci cause di infezioni ospedaliere.
E' in agguato soprattutto nelle unità di Terapia intensiva e può provocare polmoniti, infezioni del tratto urinario, infezioni del sangue e meningiti, come rileva il Gruppo italiano studio igiene ospedaliera (Gisio) della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti).
Le misure di sicurezza
Il team del Reparto di Terapia intensiva neonatale e la Direzione dell'Ospedale, in stretta collaborazione con la Direzione dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige, hanno intanto adottato ulteriori misure di sicurezza aggiuntive a quelle standard, che vanno dall'identificazione di possibili fonti di infezione, al controllo intensificato, alla disinfezione completa dei locali, fino a misure di isolamento. Fino a nuovo avviso, nessun nuovo neonato prematuro sarà ricoverato nel reparto.
L’inchiesta
La Procura di Bolzano comunica che «sono in corso accertamenti preliminari affidati al Nas dei Carabinieri per verificare il rispetto dei protocolli e la presenza di eventuali carenze igieniche nel reparto di terapia intensiva neonatale».
«Ad esito di tali accertamenti», prosegue la nota, «la Procura valuterà se effettuare un'autopsia come fatto non costituente reato, omicidio colposo contro ignoti, omicidio colposo contro persone indagate. Le salme dei due neonati sono attualmente congelate in vista dell'autopsia».
Il caso Citrobacter a Verona
Era il 2020 quando all’ospedale della donna e del bambino di Verona scoppiò il caso Citrobacter: 4 neonati morti, un centinaio i bimbi contagiati. Nove di questi avevano riportato gravi deficit permanenti, tra cui una bimba padovana.
Quella volta a seminare morte, dolore e panico tra i genitori era stata l’infezione da Citrobacter koseri. A far scoppiare il caso erano state le denunce di mamme e papà dei piccoli morti.
A fine 2024, dopo una lunga battaglia giudiziaria che aveva visto in prima linea proprio i genitori dei bambini, erano stati prosciolti dalle accuse, in udienza preliminare, l’ex direttore della Pediatria di Verona Paolo Biban e gli altri sei tra ex e attuali dirigenti medici, tra cui l’ex dg dell’azienda ospedaliera Francesco Cobello. Biban, in particolare, era accusato di omicidio colposo e lesioni personali colpose ai danni di due neonati.
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