Monfalcone, la polveriera politica spiegata con la demografia

Il caso delle moschee contestate
Le sedi delle associazioni culturali islamiche Darus Salaam e Baitus Salat di Monfalcone non potranno al momento essere utilizzate per motivi di culto, come previsto dalle ordinanze comunali che richiamano a profili urbanistici. Per converso, in via provvisoria, l’amministrazione comunale di Monfalcone «è tenuta a individuare, in contraddittorio con gli interessati e con spirito di reciproca e leale collaborazione, siti alternativi accessibili e dignitosi per consentire ai credenti l’esercizio della preghiera», fissando un tavolo di confronto entro 7 giorni. Il fulcro rimane però il giudizio di merito, la cui udienza deve essere fissata al Tar Fvg con sollecitudine.
È quanto stabilisce il Consiglio di Stato con un’ordinanza che interviene sul contenzioso in corso tra il comune di Monfalcone e i due centri culturali islamici e che riguarda due immobili usati per le preghiere e per i quali l’ente locale ha ordinato il ripristino dell’originale destinazione d’uso. Dietro le ordinanze anti-Islam c’è la sindaca leghista Anna Cisint, già nota per le continue dichiarazioni pubbliche contro la numerosa comunità musulmana della città. A luglio dello scorso anno aveva dato battaglia al burkini in spiaggia, adducendo alla “tutela dell’interesse generale della città e dei concittadini”. «Il Consiglio di Stato ha richiamato l’Amministrazione ai doveri di reciproca collaborazione e ai valori che devono ispirare l’agire dei pubblici poteri», ha sottolineato il legale rappresentante delle associazioni culturali islamiche.
L’analisi di Dalla Zuanna

Applicando in spirito e lettera l’articolo 19 della Costituzione, il Consiglio di Stato ha ingiunto all’amministrazione comunale di Monfalcone di individuare al più presto luoghi idonei per la preghiera richiesti dalla comunità islamica, che in questa città conta più di 5.000 componenti, su un totale di 30.000 abitanti. È un pronunciamento importante, sia in generale, sia per il caso particolare della città giuliana.
Al primo gennaio del 2023, a Monfalcone gli italiani residenti erano 20.600, gli stranieri quasi 9.000, fra cui 4.700 provenienti dal Bangladesh. Monfalcone è uno dei comuni italiani con la maggior quota di residenti stranieri (30%). In realtà, le persone di origine straniera sono più numerose: nel solo 2022, a Monfalcone sono stati 241 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana.
Ancora più significativi sono i dati sull’età e sulla dinamica demografica. Gli stranieri con più di 70 anni erano 91, gli italiani 5.400. Per contro, i giovani in età da lavoro (20-34) quasi si equivalevano, con 2.705 italiani e 2.228 stranieri. I bambini italiani in età prescolare (0-5) erano 685, gli stranieri 1.017. Nel 2022 a Monfalcone sono nati 106 bambini italiani e 197 stranieri, mentre sono morti 379 italiani e 6 stranieri.
L’effetto natalità
Nel quinquennio 2018-22, la fecondità media delle donne italiane è stata di 1,34 figli (in linea con la media nazionale), quella delle donne straniere di 2,35, superiore a quella del Bangladesh (1,93 figli per donna nel 2023). In complesso, a Monfalcone sono dati 1,82 figli per donna, uno dei livelli più alti fra le città italiane, al livello della Francia. Infine, nel corso del 2022 all’anagrafe di Monfalcone si sono iscritti più di 1.000 nuovi cittadini stranieri, di cui 700 provenienti direttamente dall’estero, mentre gli stranieri cancellati dall’anagrafe sono stati 300, per un saldo migratorio degli stranieri di +730. Per contro, la differenza fra iscritti e cancellati italiani nell’anagrafe di Monfalcone è stata negativa (-130).
La forte attrattività di Monfalcone è legata alla presenza di Fincantieri, grande industria a forte partecipazione statale specializzatasi – in particolare – in navi da crociera, per cui le maestranze del Bangladesh sono particolarmente apprezzate. Si tratta spesso di lavoratori provenienti da regioni molto povere del Bangladesh – e questo potrebbe spiegare questa elevata fecondità – disposte a lavorare per salari molto modesti, la cui erogazione è purtroppo possibile regolarmente, mediante catene di subappalti.
Tutto fa pensare che, nel breve-medio periodo, questi flussi migratori continueranno, viste anche le nuove commesse portate a casa da Fincantieri.
L’integrazione passa per scuola, casa e lavoro
È quindi fondamentale attivare intense attività di integrazione: accenniamo solo a quattro aspetti. Il primo è la scuola. L’insegnamento dell’italiano come seconda lingua dovrebbe essere assolutamente prioritario, sia per i bambini che per gli adulti, uomini e donne. Ora questo avviene in modo sporadico, grazie alla buona volontà di dirigenti, insegnanti e associazione di volontariato. Dovrebbe invece diventare un’attività sistematica e finanziata con continuità.
Il secondo aspetto è il lavoro: la sfida è mantenere la competitività di Fincantieri garantendo nel contempo continuità e salari decenti ai lavoratori, evitando – in particolare – lo sfruttamento legale. Il salario minimo potrebbe essere d’aiuto, così come potrebbero servire incentivi all’assunzione di donne, garantendo però la possibilità di conciliare lavoro e accudimento dei figli.
Il terzo aspetto è la casa: andrebbero garantiti affitti a costi calmierati, in particolare per le giovani coppie straniere e italiane. Un tempo le grandi fabbriche si facevano carico della costruzione di case operaie: Fincantieri potrebbe ritornare a queste vecchie abitudini.
Infine c’è tutto il resto: religione, sport, tempo libero, incontri fra diverse culture… Non basta certo una sentenza del Consiglio di Stato: occorre essere consapevoli che – anche dal punto di vista religioso – rapporti pacifici fra comunità e Amministrazioni giovano a tutti, anche perché la necessaria attività di controllo diventa assai più agevole.
Gli italiani sarebbero i primi a giovarsi di comunità straniere felici, perché la mancata integrazione può generare un diffuso malessere sociale e alla creazione di gang giovanili. Grazie agli stranieri, Monfalcone sta vivendo un autentico boom demografico, il cui esito non è però scontato: il pendolo può oscillare fra scontro e integrazione. Dipende dalle azioni messe in atto della società civile e dalla politica
* Professore ordinario di Demografia presso il Dipartimento di scienze statistiche dell'Università degli Studi di Padova
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