La Lega torna a Pontida, il racconto del viaggio con le camicie verdi di Veneto e Fvg
In pullman con i militanti del Carroccio. La partenza all’alba da Cividale: tra il popolo leghista parlamentari, consiglieri regionali, e amministratori locali. Dal Veneto 48 pullman verso il “pratone”

Il termometro segna 8 gradi, l’orologio sopra la postazione di guida del pullman che parte da Cividale del Friuli recita, impietoso, 4.16. Le sveglie sono suonate ben prima.
Assonnati e infreddoliti, i mattinieri militanti della Lega si infilano nel torpedone, pronti a partire alla volta di Pontida. A capeggiare la falange cividalese è Monica Drescig, vicesindaco di Premariacco e segretaria del Carroccio ducale, che fa la conta dei presenti e saluta sorridendo, mascherando benissimo le poche ore di sonno.

Partenza notturna obbligata e persino anticipata rispetto al solito: quattrocento chilometri separano il Friuli dal “pratone” e questa volta bisogna fare i conti pure con i lavori sulla A4, che obbligano la comitiva alle più tortuose regionali tra San Giorgio di Nogaro e San Stino di Livenza per recuperare i leghisti della Bassa friulana a Latisana.
A bordo del pullman c’è il deputato Graziano Pizzimenti, che dispensa aneddoti sulle edizioni del passato e prova a individuare i temi di quella che sta per iniziare: “Anzitutto l’autonomia - sottolinea - e poi la solidarietà al segretario Salvini, per il quale i pm hanno chiesto una condanna a 6 anni che è contro ogni logica”.
È proprio la richiesta della Procura di Palermo ad aver innescato la mobilitazione massiccia dei militanti, anche di quelli che a Pontida non ci sono mai stati. Come Francesco Filippi, assessore a Palazzolo dello Stella, partito assieme al vicesindaco Roberto Ventre: “Sveglia molto presto - sorride - ma sono molto curioso, anche per il discorso che pronuncerà Salvini”.

Anche Matteo Bassi, giovane assessore a Manzano, è tra i deb del Pratone: “Giusto esserci: il nostro segretario ha bisogno di supporto e noi, oltre alla solidarietà, dobbiamo rimarcare l’importanza dell’etica politica”. Tra i veterani c’è invece Elia Miani, che da consigliere regionale ha il privilegio “di guardare il pratone dal palco: è un’emozione unica, indescrivibile”. All’autogrill di Scaligera la comitiva si ferma per una sosta e “incrocia” quella partita da Pordenone.
Caffè, sigaretta per chi fuma e foto di gruppo da girare nelle chat whatsapp per aggiornare gli altri militanti partiti dal Fvg. Manca un’ora e mezza: “Siamo in anticipo rispetto al solito”, tranquillizza la truppa Miani.
A Pontida aspettano il centinaio di affezionati partiti tra venerdì e sabato: il segretario regionale Marco Dreosto è già passato, assieme al viceministro Vannia Gava e all’eurodeputata Anna Cisint dal padiglione del Friuli Venezia Giulia.

Dove proprio sabato sera hanno fatto capolino anche Matteo Salvini e il generale Roberto Vannacci: hanno assaggiato - rito irrinunciabile, pare, per il vicepremier - la polenta e il frico cucinati dal consigliere regionale Alberto Budai.
In seimila dal Veneto
C'è un grido che si leva dal pratone di Pontida, è il grido dell'autonomia. Una bandiera che si issa nel mezzo di questo ritaglio di verde, ai margini della provincia di Bergamo. Dal Veneto, sono arrivati in più di 6 mila.
Metà a bordo dei 48 pullman messi a disposizione dai segretari di sezione e dagli amministratori, l'altra metà è arrivata autonomamente in auto. Un altro migliaio è arrivato dal Friuli Venezia Giulia. Uno accanto all'altro, davanti al palco sul quale campeggia la scritta "Non è un reato difendere i confini".
È l'altro grande tema del raduno di quest'anno, a pochi giorni dalla nuova udienza per il caso Open arms, che vedrà l'avvocato di Matteo Salvini esporre la sua difesa. È l'orgoglio leghista, che prova a risvegliarsi dal torpore di un consenso in caduta libera, che soltanto la conquista della nuova riforma può risollevare.
Per regalare nuova linfa al partito, Salvini le ha provate tutte. Ha anche abbracciato le tesi della destra più estrema, quella sovranità: alcuni tra i suoi esponenti più celebri sono stati invitati a Pontida, a sfilare sul palco.
«Nulla di più distante dalla nostra Lega» mugugna qualche militante della prima ora, sotto il palco.

Maglietta d'ordinanza con la stampa del Leone di San Marco, il ritrovo dei leghisti veneti è ai margini del pratone della festa. Amministratori, consiglieri, assessori regionali. Soltanto tre assenti giustificate. A casa malate.
«È una Pontida che spero sarà incentrata sull'autonomia e sul programma elettorale di questo governo» preannuncia Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale. «Mi aspetto si faccia un bilancio di due anni di governo. E poi siamo qui per manifestare la nostra solidarietà al vicepremier Matteo Salvini, sotto attacco della magistratura siciliana per avere fatto il ministro degli interni».
Riguardo alla kermesse sovranista: «A Bruxelles collaboro con i colleghi di Fidesz. Persone normali, di buonsenso, con i quali ho sempre lavorato bene. Questo sovranismo sovraesposto lo vedo troppo marcato».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto