Milan magnifique: vince in volata l’ottava tappa al Tour de France, l’Italia torna a esultare dopo sei anni

Il velocista di friulano mette tutti in riga sull’arrivo di Laval, ottavo il padovano Dainese. Dopo 113 tappa un corridore azzurro torna sul gradino più alto della Grande Boucle. «Ancora devo capire quello che abbiamo fatto»

Antonio Simeoli
Jonathan Milan a braccia alzate sul traguardo di Laval, ottava tappa del Tour de France (foto Bettini / Petrussi)
Jonathan Milan a braccia alzate sul traguardo di Laval, ottava tappa del Tour de France (foto Bettini / Petrussi)

Laval, dipartimento della Mayenne, nella regione dei paesi della Loira. È qui che sabato 12 luglio, poco dopo le 17, si è scritto un piccolo pezzo di storia del ciclismo italiano. E un grande, uno dei più belli, pezzo di storia dello sport friulano.

Jonathan Milan ha vinto l’ottava tappa del Tour de France, la Saint Méen le Grand - Laval di 171 km dominando una volata leggermente all’insù che pareva fatta apposta per la sua grande potenza, ma nascondeva miriadi di insidie anche per l’altissimo livello di avversari sulla strada.

Invece Jonny, 24 anni da Buja, paese friulano che ancora una volta questo ragazzone di 88 kg ha fatto gioire, si è mosso come un veterano aprendo le ali sul traguardo come il gabbiano Jonathan, quello del libro che mamma Elena adorava tanto da chiamare così il suo primogenito.

Non è nuovo alle imprese Milan. Quattro anni fa s’è preso l’oro olimpico col quartetto, ha vinto quattro tappe al Giro d’Italia con due maglie ciclamino della classifica a punti. Ha vinto altre gare e in pista s’è preso a suon di watt di potenza anche, tra l’altro, un oro col quartetto e uno nell’inseguimento con tanto di stratosferico record del mondo.

Ma, signori, il Tour de France è il Tour de France. Semplicemente la corsa ciclistica più importante al mondo. Vinci là una tappa e sei tra i grandi. E se i francesi ti adottano – ne abbiamo avuto la prova la scorsa settimana seguendo le prime tre tappe della Grande Boucle, i galletti Milan l’hanno già adottato eccome – diventi un personaggio.

La sensazione è che sul podio, festeggiando il suo primo successo di tappa al Tour, il primo per un friulano in 11 edizioni, abbia solo stappato lo champagne, fuor di metafora, ha solo iniziato a vincere.

Oggi, tanto per intenderci, a Chateauroux il rettilineo finale è intitolato a un certo Marc Cavendish, uno che ha vinto in volata 35 tappe al Tour, insomma, la volata è annunciatissima e il bis a portata di mano.

Ma andiamo per ordine. Milan con una volata di potenza ha tolto una bella scimmia sulla spalla, ha rotto l’incantesimo, fate voi, al ciclismo italiano, che non vinceva una tappa nella Grande Boucle dalla fine di luglio del 2019. Toccò a Nibali a Val Thorens, 113 tappe fa, 2.176 giorni fa, un’eternità per una Italbici vissuta a pane e vittorie per decenni e ora tenuta in piedi dai due fenomeni della pista Filippo Ganna e appunto Milan.

Dopo che Jonny e la sua Liedl Trek si erano fatti sorprendere a Lilla nella tappa inaugurale, dove era in palio anche la maglia gialla, sognata dal friulano per mesi, e la beffa di Dunkerque, quando Milan lunedì era stato beffato da Tim Merlier, la pressione sul velocista azzurro cresceva.

L’Italia aspettava una sua vittoria, il team anche, lui la bramava. Intanto a Vitre ancora in Normandia, 80 km dall’arrivo, Jonny si è preso i 20 punti del traguardo volante per cominciare la sua rincorsa alla maglia verde che indossava solo perché il primo Tadej Pogacar veste il giallo e ora si è ripreso grazie ai 50 punti del traguardo finale (26 punti di margine sul re) Poi, ben supportato dalla sua Lidl Trek, ha calato l’asso. A 9 km dall’arrivo Tim Merlier (Soudal), la sua bestia nera, per un problema meccanico ha perso terreno e di fatto è uscito dai giochi.

A 3 km dalla fine Jasper Stuyven e Simone Consonni, il compagno di quartetto, hanno pilotato il friulano nelle posizioni che contano. Poi Milan ha fatto un capolavoro. La strada saliva nell’ultimo km, 3 per cento di pendenza, poca roba ma se su un arrivo del genere sbagli i tempi sei fregato. Mathieu Van der Poel tirava la volata a Kaden Groves, Wout Van Aert, altro fuoriclasse della Visma, attirato da quell’arrivo all’insù era lì per provare la zampata. Tra i due titani Milan ha atteso il momento giusto, con una lucidità da campione. Non è partito ai 200 metri dal traguardo, ha aspettato, aspettato e ai 140 metri ha sprigionato la sua potenza trionfando davanti a Van Aert e Kaden Groves, Paqscal Ackerman (Israel) e Arnaud De Lie (Lotto).

Poi ha aperto le ali come il gabbiamo caro alla mamma e ha abbracciato i suoi compagni di squadra. E l’Italbici ha tirato un grandissimo sospiro di sollievo. Anche perché la giornata da ricordare, con un Pogacar per una volta spettatore in maglia gialla, è stata completata dall’ottimo ottavo posto del padovano Alberto Dainese (Tudor)che ha preceduto l’altro azzurro Vincenzo Albanese (Ef).

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