«Dal mio capo 20 euro come premio di produzione»: Michele e l’umiliante regalo dopo l’estate da stagionale
Questo il riconoscimento che si è visto recapitare dopo tre mesi di lavoro senza sosta, alcuni anni fa a Lignano. «Sono stato messo a dormire in un garage, senza acqua calda e con il letto che non reggeva»

Immaginate lavorare d’estate, praticamente senza sosta. Immaginate farlo vivendo in una garage. Ecco, ora immaginate come vi possiate sentire se a fine stagione il vostro capo di chiama e vi omaggia di un “premio di produzione” di 20 euro. Questa è la situazione che Michele Marsoni, oggi 54 anni, ha dovuto vivere quando, nel 2007, ha lavorato come stagionale a Lignano.
Lui, originario di Codroipo, nella vita ha sempre lavorato come dipendente, ma in quel momento si è trovato disoccupato e ha avuto bisogno di provare quest’esperienza, e nel suo caso non è stata certo positiva. Il suo datore di lavoro, titolare di una catena di supermercati della zona, gli aveva messo a disposizione un garage, adibito ad appartamento, sotto il livello della strada. Le condizioni erano più che precarie.
«All’inizio sono stato costretto a mettere una tavola di legno sotto il materasso, altrimenti il letto non reggeva il mio peso. Non c’era il boiler, quindi quando in alta stagione le case ai piani superiori erano abitate verso sera nel nostro alloggio finiva l’acqua calda, e ci trovavamo a dover fare le docce con l’acqua fredda», racconta. L’appartamento era formato da due stanze, un bagno e un cucinino con bombola del gas. Per vivere lì dentro Michele pagava anche un canone di affitto. «Dividevo la stanza con mio fratello, pagavamo 150 euro a testa, che ci venivano scalati dallo stipendio ogni mese. In più c’era un altro ragazzo in un’altra camera».
Il tutto per 1650 euro al mese, sudati con turni dal lunedì alla domenica dalle 7 alle 20, intervallate da due ore di pausa pranzo. In totale 11 undici ore di lavoro. «L’unico riposo – racconta Michele – era di mezza giornata la domenica pomeriggio. Lo utilizzavo per tornare a casa, a Codroipo, per lavare i panni, soprattutto la divisa da lavoro». Uno sforzo di cui era consapevole, ma non aveva altra scelta. «Al colloquio ero stato informato della durata dei turni e del compenso, ma in quel momento avevo bisogno di lavorare. Se vai a Lignano è chiaro che non vai per divertirti». No, a Lignano non ci si va per divertirsi. Ma per lavorare e per essere trattato in modo degno, magari, sì.
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