L’ex della mala del Brenta Giuliano Velo ammazzato a colpi di pistola in Spagna
Originario di Fontaniva, aveva 67 anni e viveva a Lorca con la madre. Gli inquirenti ipotizzano un regolamento di conti

Martedì pomeriggio scorso, nella zona rurale di El Cantal, a Lorca in Spagna, la Guardia Civil ha scoperto il corpo senza vita di Giuliano Velo, 67 anni, originario di Fontaniva, nell’Alta padovana. L’uomo presentava ferite da arma da fuoco. È stata la madre, Giuliana Pegoraro, 89 anni, con la quale conviveva, a segnalare l’assenza del figlio dopo ore in cui non rispondeva al telefono.

Gli agenti, giunti sul posto, hanno intercettato il cadavere della vittima a pochi metri dalla sua abitazione con segni compatibili con un’esecuzione. Poco dopo, in una frazione a 15 chilometri di distanza, Ramonete, è stato rinvenuto un secondo cadavere.
Il corpo, appartenente a un marocchino con precedenti per traffico di droga, era nascosto nel bagagliaio di una Peugeot bianca. Anche in questo caso, ferite da arma da fuoco e nessun segno di rapina o furto. Le due scoperte, avvenute a pochi minuti di distanza, sono ora al centro di un’inchiesta unificata. Le autorità spagnole indagano sulla pista di un regolamento di conti legato al narcotraffico.
L’uomo di Fontaniva
Giuliano Velo era conosciuto nella zona di Lorca come «l’italiano». Viveva da tempo in una casa di campagna, dove si occupava di una coltivazione di mango. Nel Cantal, al confine tra Lorca e Águilas, era considerato un vicino come tanti, ma solo apparentemente.

Gli abitanti della zona – nelle numerose interviste rilasciate in questi giorni alle emittenti televisive spagnole – lo descrivono come «un uomo riservato, che frequentava un solo bar e si muoveva con cautela».
Ma il suo passato racconta altro: negli archivi giudiziari compare da oltre quarant’anni il suo nome, associato prima alle attività della Mala del Brenta (riconosciuta poi come mafia endemica in Veneto, ndr), poi ai traffici di stupefacenti tra Spagna e Italia, con deviazioni anche nei Balcani.
Nato e cresciuto a Fontaniva, se ne era andato nei primi anni ’90, quando il suo nome iniziò a comparire in diverse indagini venete su droga e contrabbando. Non tornò mai più. Negli anni successivi si stabilì in Andalusia, poi nella regione di Murcia, dove costruì una nuova vita insieme alla madre, che non lo ha mai lasciato.
Il curriculum criminale
Nel 2011 Velo fu arrestato in un’operazione della Guardia Civil in un’indagine che portò al sequestro di 2.600 chili di marijuana ad Águilas: uno dei carichi più ingenti mai intercettati nella regione. Fu condannato a otto anni, ma ne scontò sei.
Nel 2017 il suo nome riapparve nelle indagini sull’omicidio di Giuseppe Nirta, esponente della ’ndrangheta, ucciso a colpi di pistola nel sud della Spagna. Velo fu fermato come sospettato, ma poi prosciolto per mancanza di prove.
Nel 2024, infine, una nuova condanna: era ritenuto il promotore di una rete che produceva “narcolanchas”, imbarcazioni ad alta velocità per il trasporto di hashish. Rimesso in libertà provvisoria, viveva da allora sotto controllo giudiziario.
Le indagini
Gli investigatori spagnoli stanno ora esaminando i contatti di Velo con ambienti criminali nordafricani e italiani.
L’ipotesi più accreditata è quella di un conflitto per una partita di droga scomparsa, o per il controllo di una rotta marittima usata per il contrabbando di hashish tra il Marocco e le coste di Murcia.
Un caso internazionale
Le autorità italiane sono state informate attraverso il canale di cooperazione Europol, vista la possibilità di connessioni tra reti criminali operanti tra Veneto, Andalusia e Nord Africa.
Gli inquirenti non escludono che la vittima marocchina trovata nel bagagliaio fosse un suo intermediario o un corriere legato alla stessa rete. Entrambi risultano coinvolti, in passato, in procedimenti per narcotraffico e contrabbando di stupefacenti.
Le indagini proseguono senza arresti, ma con una pista chiara: una resa dei conti all’interno di un’organizzazione dedita al traffico internazionale di droga. —
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