Un Giro senza Dolomiti: il fascino che manca alla Corsa Rosa

Assenti le grandi salite leggendarie per via dei cantieri olimpici. Ma il Pordoi, il Giau e lo Zoncolan torneranno presto: le montagne del mito non si dimenticano.

Antonio Simeoli
Saranno quattro super giorni di Giro d'Italia a Nordest
Saranno quattro super giorni di Giro d'Italia a Nordest

Cosa manca in questo Giro d’Italia? Semplice: mancano il profumo magico, i colori unici (specie al tramonto di questi tempi) delle Dolomiti. Un Giro senza il Rolle, primo passo dolomitico affrontato dalla Corsa Rosa nel 1938, il Sella, il Gardena, le Tre Cime, Il Giau, il Pordoi, insomma le cime della leggenda di Coppi e Bartali è una corsa cui manca qualcosa.

Beninteso, la scelta degli organizzatori è stata obbligata. Cortina, il simbolo delle Dolomiti ed altre località, sono interessate da un evento epocale come il ritorno dei Giochi Olimpici a queste latitudini, hanno altro a cui pensare in questi mesi di countdown e una raffica di cantieri aperti, ma, vedrete, le cime della leggenda torneranno già dal prossimo anno.

Ascoltando l’altro giorno Stefano Garzelli commentare una tappa alla tv (complimenti, il vincitore della maglia rosa nel 2000 è proprio bravo, non trovate?) ci è venuto in mente un tappone partito dal Friuli nel 2011 e finito all’ombra delle meravigliose Torri del Vajolet sopra la Val di Fassa.

Fu una tappa meravigliosa, anche sotto la pioggia per lunghi tratti, un giovane Nibali attaccò pure nella discesa della Marmolada, proprio Garzelli tentò un colpo da lontano ma fu beffato sulla dura salita finale dal basco Nieve. Quest’anno la resa dei conti sui monti, dopo tante abbuffate dolomitiche negli anni scorsi, sarà a Ovest. Ma le cime della leggenda (e anche il più giovane ma già affermato Zoncolan in Friuli, assente dal lato più impegnativo ormai da 7 anni) torneranno. Le abbiamo qui, e sono il nostro vanto. 

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