Corteo ProPal, le parole degli organizzatori: «Abbiamo cercato di aiutare le persone a mettersi al sicuro»
Per il Comitato per la Palestina di Udine, la città ha risposto compatta alla partita Italia-Israele: «Dodicimila persone sono scese in piazza, qualcosa che non si può dimenticare»

Era iniziata come una giornata di grande partecipazione e si è chiusa con momenti di forte tensione. Il Comitato per la Palestina Udine, organizzatore della manifestazione contro la cosiddetta “partita della vergogna” Italia–Israele, parla di «una mobilitazione storica e pacifica», ma i numeri e le immagini della serata raccontano anche altro: 12 mila persone in piazza, un corteo imponente, e infine, scontri e lanci di lacrimogeni in piazza Primo Maggio, quando la folla si stava ormai disperdendo. Gli organizzatori si dissociano dalle violenze, ribadendo che la manifestazione si è svolta in modo ordinato e determinato fino agli ultimi minuti:«Martedì 14 ottobre Udine ha scritto una pagina che nessuno potrà cancellare – si legge nella nota del Comitato –. Una marea umana ha invaso le strade per dire no alla complicità del calcio italiano con il genocidio in Palestina. Mai prima d’ora la città aveva visto così tante persone scendere in strada per un’unica causa».
Il corteo, partito nel pomeriggio da piazza della Repubblica, è arrivato fino a piazza Primo Maggio, aperto dalla Comunità Palestinese e dai Comitati per la Palestina, con la partecipazione di oltre 350 realtà associative, sportive, studentesche e politiche. Tamburi, cori, bandiere e cartelli hanno colorato le vie del centro cittadino, in un clima di forte partecipazione ma, sottolineano gli organizzatori, «sempre pacifico e rispettoso».
«Mentre dentro lo Stadio Friuli si giocava una partita che mai avrebbe dovuto esserci – prosegue il comunicato – fuori, in 12 mila gridavano il loro no alla normalizzazione dell’occupazione israeliana. Giocare quella partita significa accettare che la violazione del diritto internazionale e dei diritti umani diventi ordinaria, accettabile, giustificata». La manifestazione non si è chiusa con gli interventi dal palco di piazza Primo Maggio.
Poi, la tensione:«Non comprendiamo l’illusorio tentativo di alcuni gruppi di muoversi verso lo stadio – chiariscono gli organizzatori – ma la risposta della polizia è stata spropositata. Il lancio di lacrimogeni ha raggiunto la zona centrale della piazza, dove erano presenti famiglie e bambini, costringendo tutti ad allontanarsi in fretta».
Dopo gli scontri, i volontari del comitato hanno aiutato i presenti a defluire in sicurezza e hanno allestito un piccolo punto di primo soccorso. «Nelle ore successive ci siamo recati davanti alla questura – spiegano – per accertarci delle condizioni dei fermati e garantire loro assistenza legale. Abbiamo fatto ciò che andava fatto, fino alla fine». Nonostante la tensione finale, il Comitato ribadisce la forza del messaggio politico della giornata: «Il senso della mobilitazione resta intatto. In più di 25 città italiane si è manifestato contemporaneamente per dire che non solo Udine, ma tutta Italia, si oppone a ogni legittimazione dell’occupazione israeliana. Ringraziamo le migliaia di persone che hanno costruito con noi questa giornata, tra assemblee, presidi e ore di lavoro collettivo. Il cessate il fuoco, pur necessario, non fermerà il genocidio: la mobilitazione continua».
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