Vuoi un prosciutto? Fammi un quadro

Il baratto del ’73 di Cesare Serafini. Le opere dei grandi (Fo, Fellini, Vedova) in mostra a Spilimbergo

SPILIMBERGO. Un prosciutto in cambio di un quadro. Avrebbe potuto essere esibita all’Expo di Milano la bella quadreria composta da più di cento quadri opera di illustri personalità del mondo culturale italiano?

Certamente sì, perché frutto di un antica modalità economica che pretende di scambiare merce senza il tramite della moneta, cioè il baratto e per di più nell'esaltazione di uno dei migliori prodotti culinari del made in Italy.

Cesare Serafino, impiegato postale e pittore di vitale creatività, pensò nel 1973 di scrivere accorate lettere a noti artisti italiani, chiedendo di raffigurare con la loro abilità creativa una qualche aspetto della piccola cittadina in provincia di Pordenone, promettendo in cambio un riscontro commerciale possibile fin dai tempi primitivi: un profumato prosciutto di San Daniele.

Arte e gusto,creatività culinaria e genialità pittorica si sono così incontrate a confermare che gola e vanità sono passioni che crescono negli anni.

«Nessuna delle personalità alle quali ho scritto - conferma Serafino - ha negato lo scambio. Certo molti sono gli aneddoti divertenti. C’è stato chi di prosciutti ne ha rivendicati due.

Chi soppesava il valore del suo lavoro e il valore del prosciutto e che per anni ha rivendicato un debito mai esaurito. Chi ha avuto la spudoratezza di dire che il prosciutto pattuito non era stato consegnato. E a sedar polemiche altro prosciutto veniva inviato».

L’elenco degli amici del prosciutto e della profferta della Associazione Culturale Gruppo Giovani Pittori di Spilimbergo nelle stanze del Palazzo Tadea di fronte al Duomo è assai lungo.

Da chi partire? Ci sono i disegni di Federico Fellini in ricordo dei suoi film la Strada e la Voce della Luna, un bel disegno di Michelangelo Antonioni (che ne avrà fatto del prosciutto l'ascetico regista?), Bruno Munari e Altan che esibisce il suo ironico Cipputi. E Ottavio Missoni, Piero Dorazio, Dario Fo,Giuseppe Zigaina, Elio Bartolini, Armando Pizzinato, Remo Brindisi, Emilio Vedova,Anton Zoran Music, Giuseppe Santomaso, Bruno Caruso, Aligi Sassu, Andrea Zanzotto,Lele Luzzati,perfino Yoko Ono moglie di John Lennon.

Infine Gillo Dorfles che cesella (molto bello il suo disegno): «Nessuna cittadina più di Spilimbergo, merita questa quadreria d’arte. Grazie all'attività generosa e senza scopi di lucro di Cesare Serafino. Artisti di ogni parte di Italia hanno reso omaggio alla città serbatoio di storia in cui sono rimasti presenti segni di culture antiche».

Il sindaco Renzo Francesconi,ricevuta la donazione dell’ingente patrimonio, mostra gli ultimi baratti: opere degli architetti Enzo Mari, Massimiliano Fuksas, Vittorio Gregotti,Paolo Portoghesi e dello scomparso designer Ettore Sottsass e un pezzo pregiato di Renzo Piano che con il suo inchiostro verde ha scambiato uno schizzo preparatorio dell’Accademia delle Scienze di San Francisco.

Comunque un bel vedere, nella copertina di un sintetico catalogo, Cocco Bill il mitico cowboy personaggio di Jacovitti che sul dorso di un destriero contornato da salumi sta per varcare la porta della Torre di Spilimbergo,che alla sua famosa scuola di mosaicisti, noti in tutto il mondo, aggiunge ora una pregevole contaminazione tra pittura e prosciutti.

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