Una diva in Friuli: nel 1936 la visita di Brigitte Helm, la donna robot di Metropolis

La stella del cinema muto tedesco fu ospite dell’amica Vera Brethauer nella villa di Perteole, a Ruda

Nicola Cossar
Brigitte Helm, la donna robot di Metropolis di Fritz Lang, a destra in una scena del film
Brigitte Helm, la donna robot di Metropolis di Fritz Lang, a destra in una scena del film

Quasi cento anni fa anche la Bassa friulana visse un “Sogno di una notte di mezza estate”. Una notte magica di cui non trovate traccia né nella commedia di Shakespeare né fra le note di Mendelssohn, né tantomeno nei piccoli grandi libri che raccontano piccole grandi storie di casa nostra. Ma ci sono le memorie delle famiglie, in questo caso quella preziosa di Vera Padovan, raccolta dall'attentissima, puntuale e instancabile ricercatrice Adriana Miceu.

E con la storia entriamo nel sogno. Siamo nel 1936, siamo a Perteole. Accanto alla chiesa sorge l'ancor oggi magnifica villa dei fratelli Susanna (Alfredo fu anche podestà del paese). Finita la prima Guerra mondiale, viene ad abitarvi la famiglia del dottor Brethauer, insigne agronomo di religione ebraica.

La bellissima figlia Vera dirige (o forse ne è la proprietaria) un raffinato e prestigioso atelier di moda femminile a Trieste e proprio lì incontra e diventa amica della grande stella del cinema muto tedesco Brigitte Helm.

La villa di Perteole che ospitò la diva del cinema
La villa di Perteole che ospitò la diva del cinema

Per intenderci, lei è la Maria e la donna robot di “Metropolis”, capolavoro assoluto di Fritz Lang, ed è la musa di Georg Wilhelm Pabst in diverse pellicole. È la diva dai meravigliosi occhi verdi che rifiutò il ruolo della protagonista nel leggendario “L'Angelo azzurro” di Von Sternberg (poi affidato a Marlene Dietrich) e respinse sdegnata la corte dei nazisti.

Vera trova naturale invitare Brigitte a trascorrere qualche giornata di relax nella propria villa di Perteole. La voce di questo straordinario arrivo si sparge e presto tutto il paese è in fermento per assistere ad un sogno che sta per avverarsi. Tanto che Fausto Pinat, musicante conosciutissimo nella Bassa (soprattutto in duo con l'amico fisarmonicista Pepi Tomasin), chiede e ottiene dal dottor Brethauer di poter fare una serenata a sorpresa all'attrice la sera prima della partenza.

Proseguo con le parole di Vera Padovan, che a sua volta riporta i ricordi della madre Jolanda Bidut (le diede lo stesso nome a ricordo di quella bellissima ragazza): “Con il pretesto di farle ammirare il cielo stellato, la fecero salire sulla terrazza posta sul tetto. Poiché lassù non c'era la corrente, le cameriere portarono due candelabri a tre braccia e li appoggiarono sulla balaustra. La vista di quelle candele accese era il segnale che Fausto aspettava per iniziare a cantare accompagnandosi con la chitarra: mentre Brigitte ammirava il cielo stellato, cominciarono a diffondersi i suoni delle canzoni più romantiche del repertorio veneziano e napoletano, ma anche le più tenere villotte friulane, che Fausto conosceva benissimo.

Tutto il paese assisteva incantato allo spettacolo e gli splendidi occhi verdi di Brigitte illuminati dalla luce delle candele sembravano ancor più belli. Commossa per quella serenata, la prima che riceveva nella sua vita, la diva scese dalla terrazza e, dopo averlo abbracciato, donò a Fausto (che chiamò “Fausti”) una propria foto con dedica. L'indomani mattina, Brigitte e Vera, vestite con elegantissimi pigiami palazzo, salirono su una Bugatti e partirono alla volta di Venezia”.

Il sogno di Fausto e di un paese era finito. I tempi bui erano ormai alle porte, nel 1938 arrivarono le leggi razziali e i Brethauer se ne andarono per sempre, probabilmente in America. Altre generazioni (i Simeoni e ora i Munich) hanno poi abitato e abitano la villa di quella lontana e mai dimenticata magica notte illuminata dalla stella dagli occhi verdi.

Dicono che i più bei sogni finiscono all'alba, ma forse - come scriveva Pascoli - il sogno è l'infinita ombra del Vero. E così i ricordi del Vero, e di Vera, scintille di vita, si tramandano di generazione in generazione, accompagnati da quella foto in bianco e nero che Fausto Pinat ha custodito come qualcosa di sacro fino al termine della propria vita. Ci ha lasciati nel 1993, a 87 anni, però quell'immagine non è andata perduta: dal prezioso scrigno della memoria della nipote Anita ecco spuntare e “tornare” nel Friuli Venezia Giulia del terzo millennio la “perteolese” Brigitte Helm, stella di una notte di mezza estate e di una favola vera.

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