Un delirio a due casalingo, mentre fuori c’è la guerra: «Ionesco è sempre attuale»
Corrado Nuzzo e Maria Di Biase in tour a teatro con l’Ert: «Uno spettacolo che fa ridere ma anche riflettere»

UDINE. Il caro e vecchio Eugène Ionesco, alla bisogna, è sempre utile alla causa della drammaturgia. Il suo celeberrimo teatro dell’assurdo oggi si rivela essere un toccasana in un’era contemporanea ben più irragionevole della sua una prosa surreale. Ovvero quando il maestro è superato dagli accadimenti più strambi di ciò che si era immaginato.
“Delirio a due” (1962), una delle pièce più intriganti della collezione (citiamo con piacere altre due assai famose: “Il rinoceronte” e “La cantatrice calva”) è performance ideale per descrivere il presente: la guerra è oltre le porte di casa (all’epoca era quella fredda) e, dentro, Lui e Lei che litigano noncuranti del mondo reale, una impeccabile metafora di un sistema malato.
La commedia, sostenuta con il carattere che conosciamo da Corrado Nuzzo e da Maria Di Biase, ha debuttato da pochissimo tempo e l’Ert ha pensato di farcela godere nelle soste di Monfalcone (venerdì 16 febbraio al Comunale), di Spilimbergo (sabato 17 febbraio al Miotto), di Codroipo (domenica 18 febbraio al Benois De Cecco).
Corrado e Maria, uniti per la vita nell’arte e nel matrimonio, duo comico solido: come vi siete conosciuti? E soprattutto perché lavorare assieme?
«Un giorno sul palcoscenico». E Maria aggiunge: «Un giorno malsano». «Un pensiero stupendo», ammorbidisce Corrado. E continua: «Noi ci siamo messi assieme, ma all’inizio non volevamo condividere la scena. Evito la data, farei brutte figure, non me la ricordo. Eravamo giovani e consapevoli del rischio di mescolare recitazione e salotto. Solo nel nostro caso, ma voi non fatelo, decidemmo di provare a esibirci in un locale a Bologna, con l’intenzione di farla finita lì. Chi c’era si divertì molto. E così la mattina dopo ci ritrovammo una coppia comica fatta e finita».
In una giornata tipo quanto parlate di mestiere e quanto di voi?
Maria: «Ci siamo accorti subito del pericolo se avessimo rimestato troppo il privato col pubblico, per fortuna all’unisono scattò l’accordo per una strategia e cominciammo a darci delle regole». Corrado: «Semmai una serata non dovesse andare bene — casi rarissimi, eh — possiamo parlarne soltanto appena saliti in auto fino al primo autogrill. Ci mangiamo un Camogli e riprendiamo il viaggio da marito e moglie».
Il gesto della creazione ha un suo rito preciso? Scrivete voi? Nel caso specifico ci ha pensato Eugène, ma negli altri?
«Infatti se andasse male la colpa ovviamente è di Ionesco, mi pare chiaro», dice Maria. «Ognuno di noi scrive in una stanza e poi ci confrontiamo nel corridoio. Facendo anche radio e Tv di collaboratori ne abbiamo, ci mancherebbe. Però la maggior parte è frutto del nostro pensiero. Diciamo che la fase autorale è quella che ci interessa di più».
Come vi allenate?
Corrado: «Con la radio: è un mezzo fantastico per gestire l’improvvisazione. Che poi, di fatto, è come un fuori menù. Lo spettatore si accorge se una scena è costruita o è nata lì per lì».
Ora addentiamo “Delirio a due”.
Maria: «Finora contiamo tre date, però a sentire l’umore della platea siamo felici di come è andata. Certi spettatori addirittura credono che il testo sia nostro! Pensi un po’. Fra l’altro il regista Giorgio Gallione ha voluto mantenere lo scritto originale, che ci calza alla perfezione, proprio perché è infarcito da una sorta di irrealtà. In verità Ionesco nel ’62 ci cercò, ma gli andò male. Alla fine siamo stati noi a trovare lui». Corrado: «Partiamo delirati già da casa e ciò ci avvantaggia». Maria: «È un contenuto più attuale adesso del tempo in cui il commediografo lo compose. Noi “Delirio a due” lo notammo 25 anni anni fa, ma non ci pareva ancora giunto il momento».
Posso osare una di quelle frasi orribili che andrebbero cancellate per sempre? Del tipo: “Fa ridere, ma anche riflettere”?
«Calza orribilmente con la verità».
Esiste un’edizione di “Delirio a due” che fu trasmessa dalla Rai il 28 ottobre 1967 con Renato Rascel e Fulvia Mammi.
Maria: «Eccome no. Trovata e vista con piacere. C’era un modo diverso di recitare».
Chi è il più ricco dei due?
Corrado: «Maria senza dubbio alcuno». Maria: «Perché io lavoro».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto