Udine fa luce sul mistero dell’Otello di Shakespeare

Era moro non per il colore della pelle, ma per casato il veneziano Cristoforo Moro Gaspari edita “La vera storia”. Analogie con il caso Giulietta-Lucina di Savorgnan

Il vero Otello, il personaggio storico cui Shakespeare si ispirò per scrivere la celebre tragedia, non era moro per il colore della pelle, ma per casato, chiamandosi infatti Cristoforo Moro. Tesi suggestiva, già affiorata in passato e adesso scandagliata e rafforzata con ulteriori elementi inediti da un libro delizioso, uno di quei testi che in un giorno d’autunno ti spingono a partire per Venezia, dove perdersi nelle stradine, nei misteri, in quell’alone di leggenda che avvolge la città piú unica che ci sia, nata incredibilmente da un popolo di irriducibili affaristi, commercianti e naviganti.

Il primo a intuire questa idea sull’Otello fu un erudito inglese, Rawdon Lubbock Brown, il quale nell’Ottocento si trasferí armi e bagagli in laguna sondando archivi, biblioteche e in particolare i preziosi diari di Marin Sanudo. In qualche modo la vicenda ricorda una piú recente, riguardante Udine dove (come tutti piú o meno sanno) forse vissero i personaggi che diedero origine al mito di Giulietta e Romeo, ovvero Lucina Savorgnan e Luigi da Porto. Anche in questo caso il primo ad averne il sospetto fu un professore inglese, Cecil Clough, a conferma che gli altri, quando sono intelligenti, colti e curiosi, ci conoscono molto meglio di come sappiamo fare noi, sempre cosí indifferenti sui nostri destini passati e futuri.

Argomenti affascinanti che potranno essere narrati mercoledí, alle 18.30, nella libreria Einaudi di via Vittorio Veneto, dove sarà presentato “La vera storia dell’Otello di Shakespeare” (160 pagine, 18 euro), scritto da Antonella Favaro, docente di origine veneta che vive a Udine, ed edito da Gaspari con prefazione di Marino Zorzi. Tutto comincia, come accade in una sorta di giallo storico (di cui, per non rovinare il piacere della lettura, bisogna raccontare solo l’essenza), nel momento in cui l’autrice, allora bambina, entra in una antica villa a Peseggia, in provincia di Venezia, che era appartenuta alla famiglia dei Moro.

L’atmosfera, gli affreschi, la stanza segreta colpiscono la sua attenzione, che in anni recenti diventa una vera e propria indagine, al cui centro c’è Cristoforo Moro, patrizio nato nel 1443, protagonista di una vita straordinaria, diventata di per sé un romanzo capace di attraversare i decenni piú splendidi e drammatici della Serenissima. Gli è affidata nel tempo una successione impressionante di incarichi, che lo tiene quasi sempre lontano dalla città.

A vario titolo è protagonista in guerre, guerricciole, trattative diplomatiche, mentre attorno si muovono i potenti dell’epoca, come Cesare Borgia, famigerato figlio del papa, oppure Andrea Tron, l’eroe veneziano morto combattendo i turchi. Seguendo gli spostamenti di Cristoforo si ricostruisce un mosaico di alleanze e scontri mai finiti, che riguardano anche il Friuli dove a un certo punto, e siamo nel 1514, cinque secoli fa, si fa forte la minaccia imperiale che raduna un grande esercito per puntare su Udine.

Una vita tanto avventurosa finí in maniera banale, nel febbraio 1518, quando il nostro Moro, tornato sul Canal Grande, e. bbe l’incarico burocratico di consigliere ducale nel sestiere di Santa Croce e si prese la polmonite organizzando in gennaio, sotto la neve, una corrida di tori. Aveva 75 anni, che comunque non erano pochi per l’epoca, dopo un’esistenza simile. Da un personaggio cosí sarebbe allora nato il celebre Otello, ma come può essere accaduto? Va ricordato che Shakespeare, da genio qual era, non faceva troppa fatica per trovare i suoi soggetti, tanto lui trasformava tutto in oro e platino.

Un po’ come appunto avvenne per Giulietta e Romeo. In qualche modo gli erano arrivate in Inghilterra, a inizio Seicento, le novelle scritte da Giovan Battista Giraldi, ferrarese detto il Cinzio, che gli suggerirono i temi sia per Misura per misura sia, appunto, per l’Otello. In quest’ultimo caso, al di là della trama, l’affinità principale fra tragedia e novella è rappresentata certo dal nome di Desdemona, che in greco significa destino avverso, con cui Cinzio indicava la moglie del Moro nella sua opera in cui mescolava realtà e fantasia. E, come svelò il curiosissimo Brown, il Moro sarebbe stato nella vita reale proprio il nostro Cristoforo, pur tra molte differenze. Per esempio, quest’ultimo visse a Cipro, ma la moglie (ed era ormai la quarta) non morí uccisa, bensí di malattia.

Dettagli da scoprire ora nel libro dove si racconta pure l’alone romantico che accompagnò nell’Ottocento a Venezia il successo di una tragedia resa eterna nel melodramma da Rossini e Verdi. E furono poi i pittori tedeschi a dipingere le ipotetiche case di Otello e Desdemona sul Canal Grande. Quadri splendidi di palazzi autentici, ora mete per un eventuale tour turistico autunnale a caccia di atmosfere. Colpo di scena finale: sembrava perduta per sempre la tomba veneziana di Cristoforo Moro, ma Antonella Favaro l’ha ritrovata e la fa vedere in foto. Sapete dov'è? Al Victoria & Albert Museum di Londra, proprio vicino al teatro di Shakespeare. Forse un segno del destino. Ma allora è veramente solo leggenda?

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