Triangolo pirandelliano e la farsa cattiva fa centro

UDINE. L’uomo, la bestia e la virtù, in scena al Giovanni da Udine anche stasera col Teatro degli Incamminati, è commedia pirandelliana di quelle cattive, che fanno ridere, ma fanno anche male per le...
Di Mario Brandolin

UDINE. L’uomo, la bestia e la virtù, in scena al Giovanni da Udine anche stasera col Teatro degli Incamminati, è commedia pirandelliana di quelle cattive, che fanno ridere, ma fanno anche male per le verità che mette in scena. La povera signora Perella, moglie del capitano di mare Perella che la tradisce e non la tratta da moglie, si consola con un frustratissimo letterato di paese, il professor Paolino. Ne resta incinta e il pavido, tremebondo Paolino, con l’aiuto di un amico medico, escogita un pateracchio di droghe afrodisiache da sommistrare al rude marinaio affinché si giaccia con la moglie e coprire così, legalizzandola, l’imbarazzante situazione. Ora tutta la commedia si gioca su una straordinaria ambiguità di fondo, per cui i due protagonisti, il professor Paolino e la pudica Perella, appaiono vittime di un omaccione ingordo e ottuso e di un ambiente bigotto e perbenista, incapaci o impossibilitati come sono di vivere apertamente il loro amore. Che però, visto il precipitare degli eventi, si scoprirà, almeno per quanto riguarda l’uomo, assai meno disinteressato e sincero. Anche Paolino, infatti, come Perella, dimostrerà nessun rispetto per la donna, anzi sarà lui ad agghindarla come una puttana per risvegliare i sensi peraltro già altrove soddisfatti del marito. E come in un gioco delle parti i ruoli si rovesciano, consolidando in questo modo quell’ordine sociale di facciata, dietro cui covano falsità e maschere disumane. E non vale neanche il tono di farsa, scollacciata, che la commedia prende sul finire a smorzare il senso di profonda amarezza che la pervade. E così giustamente l’hanno rappresentata Stefano Randisi ed Enzo Vetrano, superbo tartufesco Paolino, in una versione, meritatamente molto applaudita. Una scatola nera la scena, con un grande armadio, simbolo di solidità familiare, a fare da fondo, dal quale, come in un vaudeville, entrano in scena e vi escono i diversi personaggi della vicenda, tutti evocati dal Paolino sempre alla ribalta, che finisce con l’esserne il tragicomico e ridicolo deus ex machina. Un bella edizione che attualizza, senza forzature, testo e lingua, straordinari per la finezza e le invenzioni lessicali con le quali Pirandello aggira cose altrimenti tremende e oscene da dire. Oltre al già citato Vetrano, completano questo balletto grottesco di maschere in disfacimento, Ester Cucinotti, Antonio Lo Presti, Giovanni Moschella, Margherita Smedile, Giuliano Brunazzi e Luca Fiorino e Stefano Randisi, il piccolo Nonò, figlio dei Perella.

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