Tra musica e parole, un concerto di Massimo Cacciari e Roberto Fabbriciani dedicato a San Francesco
Il flautista e il filosofo rileggono la figura del santo. Appuntamento per l’evento In Canto alla chiesa di Santa Maria del Mare di Lignano

Nel variegato panorama di Notti di mezza estate, le proposte estive dell’amministrazione comunale di Lignano, spicca sicuramente la serata di lunedì 12 agosto, quando alle 21 alla Chiesa di Santa Maria del Mare, il flautista Roberto Fabbriciani e il filosofo Massimo Cacciari presenteranno In Canto, un concerto dedicato a San Francesco con lo stesso Fabbriciani e l’Alma String Ensemble e il violinista Lucio Degani con musiche di Bach, Mozart, Bruno Maderna, C. Willibald Gluck, Giulio Caccini, Riz Ortolani e Enni Morricone.
«Un evento – spiega il maestro Fabbriciani – che Cacciari ed io proponiamo abbastanza spesso. Perché fondamentale nella spiritualità francescana è il messaggio dell’arte e della bellezza. Cosa di cui oggi credo se ne abbia un gran bisogno».
E della musica visto che il titolo della serata In Canto, oltre a richiamare la bellezza del pensiero di San Francesco, fa giusto riferimento proprio all’espressione più alta di quel pensiero, ossia Il Cantico delle creature.
«Proprio così. La serata infatti prenderà il via dalle riflessioni di Massimo e poi si svilupperà attorno a una serie di brani musicali che proprio questo vogliono esprimere, perché il potere della musica arriva dove le parole si fermano.
Una sfida parlare di San Francesco in un luogo e in un tempo dedicato soprattutto alla rilassatezza e al divertimento?
«No, perché la gente oggi, in tanta confusione di messaggi e valori che caratterizzano il nostro presente, ha bisogno di messaggi alti, di proposte che non siano di mero intrattenimento e che nulla lasciano alla mente e al cuore».
E che quello di Francesco sia un messaggio alto, rivoluzionario è anche quanto sosterrà Massimo Cacciari, che da molti anni si confronta con questo personaggio e al quale ha anche dedicato, tra gli altri, un prezioso volumetto, “Doppio ritratto. San Francesco in Dante e Giotto” (Adelphi 2012). Cacciari di Francesco parla come di «una figura del destino per tutti noi, credenti e non. Una figura dominante anche nella cultura e nel dibattito filosofico e teologico del ’900. Francesco non uomo da ridurre a santino, ma rappresentante attivo di un’epoca di crisi, di profonda trasformazione degli assetti culturali politici e sociali del suo tempo. E Francesco si colloca all’interno di questa crisi in una posizione di grande radicalità, non di un radicalismo astratto. La sua è testimonianza di un cristianesimo domestico, non sentimentale. E tuttavia molto incarnato, in battaglia, in lotta contro ogni forma di regola o di religio. Altre che il santino che naviga per le strade di Assisi e i negozi di ricordi».
Quali gli elementi di questa battaglia?
«Il senso della povertà, la critica radicale a quella “maledetta lupa” che è la cupidigia. E ancora l’umiltà che significa humus, terra, aderire cioè a una legge della terra, pensare e realizzare leggi umane che siano in armonia con la terra che ci nutre e ci sostiene: in una parola Il Cantico della Creature». .
La serata di lunedì prevede anche una sostanziosa parte di musica.
«Perché la musica per Francesco è espressione di quell’ilaritas francescana, ossia di una vita priva di malinconia e tristezza. Francesco è anche un provenzale, ama la musica e il canto, non quello religioso ufficiale, ma il canto libero, la canzone».
Il lusso pare essere oggi il valore dominante, il che fa pugni con la povertà cantata e praticata da Francesco.
«Il desiderio del lusso, direi, più che il lusso, dal momento che oggi c’è molta più povertà che lusso. Il desiderio a tutti comune che imprigiona l’immaginazione di tutti, la cupidigia».
Nel 2014 lei tenne una lectio su Francesco e il suo Cantico a Zugliano, su San Francesco e l’uomo nuovo anche riferito a Papa Bergoglio e lei in quell’occasione disse che per lui il papato sarebbe stato un calvario. La pensa ancora così?
«Più che per il papa è per la chiesa il calvario. In questi dieci anni si è espressa e si sta esprimendo sempre più radicalmente questa crisi dell’identità europea. E questo tocca profondamente la Chiesa e i suoi destini, e quindi anche il destino personale di papa Bergoglio».
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