Sonia Braga, una francescana per le strade di New York

L’attrice brasiliana racconta la sua vita da volontaria. «Primo: aiutare gli altri» Dal set all’impegno per i senza tetto con un sogno in tasca: incontrare il Papa
Di Andrea Visconti
Milagro de RobertRedford The Milagro Beanfield War avec Sonia Braga 1987
Milagro de RobertRedford The Milagro Beanfield War avec Sonia Braga 1987

NEW YORK. «Non ho mai avuto figli, ma il benessere dell’infanzia è qualcosa per cui provo una passione viscerale. È un interesse che ho sempre provato fin da giovanissima. D’altra parte anche Francesco e Teresa non hanno mai avuto figli eppure nessuno più di loro si è dedicato ai bambini».

Quei due nomi, buttati lì da Sonia Braga come fossero amici intimi, sono papa Francesco e Madre Teresa. L’attrice brasiliana ne parla con entusiasmo precisando che se fosse venuta in Italia per presentare il nuovo film Aquarius avrebbe voluto incontrare il Pontefice. «Ammiro i valori di semplicità francescana, sono valori che mi sento di abbracciare anche senza necessariamente essere religiosa».

L’incontro con la star dell’ultimo film del brasiliano Kleber Mendonca Filho avviene in un locale di New York a breve distanza da dove l’attrice vive da anni. Un caffè che doveva durare quel tanto per parlare di Aquarius, in uscita nei cinema italiani il 15 dicembre, diventa una conversazione che si protrae per oltre tre ore. Si parla non solo della sua carriera che iniziò negli anni ’70, ma anche della sua quotidianità, la cui costante non è il glamour del cinema bensì l’attenzione ai bisogni degli altri. Per Sonia è come una missione. Parla coi senzatetto del quartiere, aiuta i giovani tossici nelle strade dell’East Village, dà una mano agli anziani. «L’altro giorno sull’autobus c’era una donna con carrozzina, neonato, sacchi per la spesa e due bambini», dice l’attrice che divide il suo tempo fra New York e Rio. «L’ho aiutata e le ho detto che donne come lei per me sono eroi. Le sono venute le lacrime agli occhi».

È questa la vera Sonia Braga. Non la sensuale Marta, in “Il bacio della donna ragno”; non la volitiva Flor in “Donna Flor e i suoi due mariti” e neppure la romantica Gabriela in “Gabriella, garofano e cannella”. Lei è una persona sempre pronta a rimboccarsi le maniche e intervenire con chi ha necessità.

«Per strada mi sforzo di notare gente bisognosa sdraiata sul marciapiede. Non voglio che diventino invisibili perché non ci dobbiamo mai abituare alla povertà altrui», prosegue l’attrice che a 66 anni mantiene il fascino di quando debuttò nel ’68 in “O bandido do luz vermegha”. «Mi fa rabbia quando la gente evita il contatto con gli occhi di un mendicante. Nessuno dovrebbe trattare così un altro essere umano. Nessuno si sveglia una mattina pensando “Da questo momento voglio essere un poveraccio senzatetto”».

Soprattutto la negligenza verso l’infanzia ferisce profondamente Sonia, forse per le ferite della sua stessa infanzia. Il padre, cresciuto in città, aveva studiato e lavorava nella compravendita di terreni agricoli. La madre, cresciuta in campagna, faceva la casalinga. Sonia aveva nove anni quando papà morì lasciando la moglie a occuparsi di sette figli. «Fu costretta a vendere casa e usare le tende di velluto per farci i vestiti. Fu come se da un giorno all’altro l’acqua ci fosse venuta a mancare». L’esistenza divenne un’esistenza precaria. E oggi «non do mai niente per scontato. Quando mi faccio la doccia ringrazio Dio di avere una doccia. Ci sono bambini che non hanno genitori che di sera mettono loro il pigiama, rimboccano le lenzuola, leggono un libro e danno il bacio della buonanotte». Di infanzia Sonia non smetterebbe mai di parlare. «Tutti sono pronti a dire che il benessere dei bambini è importantissimo. In realtà se hanno figli, si occupano solo del benessere dei figli loro. Non si domandano mai cosa possano fare per dare a ogni singolo bambino l’opportunità di sviluppare in pieno il proprio potenziale».

L’amore della Braga per l’infanzia si manifesta anche sul set nei confronti di attori giovanissimi. «Questi bambini non capiscono bene cosa stanno facendo. In Aquarius sono la nonna di Pedro, ma in realtà non c’è alcun legame di sangue», dice descrivendo il nipotino di Clara, una donna che a Recife si batte per salvare le memorie della sua abitazione, Aquarius, contro l’assalto degli speculatori immobiliari.Clara è uno dei personaggi più profondi che abbia mai interpretato. «Lei è accademica mentre io sono intuitiva, ma il risultato è lo stesso tanto che il regista spesso non riusciva a distinguere fra me e lei, due donne coi piedi per terra. È un tratto che viene da mia nonna che la terra se la sentiva dentro. Faceva l’erbalista e curava tutto coi rimedi della terra».

Sonia, seguendo l’istinto, anni fa fece causa alla tivù brasiliana per le royalties degli attori nella serie Dancing Days. Il giudice non si pronunciò a suo favore ma lei, paladina per la giustizia sociale, si sentì vendicata perché era stato il sistema giudiziario a decidere, non la prepotenza di Tv Globo. Fu allora che si trasferì a New York. Da allora ha lavorato meno come attrice ma ha avuto soddisfazioni a livello personale lasciarsi coinvolgere come volontaria. «I problemi del pianeta sono così enormi che come minimo dobbiamo ricalibrare il nostro cervello per essere pronti in qualsiasi istante ad aiutare».

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