La ricerca della verticalità per restare in equilibrio in un mondo istantaneo
“Il filo a piombo del XXI secolo” è il lavoro di Fabio Millevoi: «Dobbiamo imparare a nuotare in questo oceano nuovo»

In un mondo ipertecnologico, dove tutto è istantaneo e ogni cosa sembra vicina e al contempo lontana, dove reale e irreale finiscono per confondersi, ma soprattutto dove l’esistenza degli esseri umani sembra essere immersa sempre di più in una realtà distopica, incerta, caotica, spesso incomprensibile, è fondamentale ritrovare una sorta di baricentro interno, una bussola mentale o meglio, come suggerisce Fabio Millevoi, direttore di Ance Friuli Venezia Giulia, nel suo secondo libro “Il filo a piombo del XXI secolo”, uscito proprio in questi giorni per Graphe.it Edizioni (128 pp., Euro 12,90), una tensione in grado di farci ritrovare, scavando dentro di noi, una verticalità esistenziale, una direzione nelle tempeste dell’incertezza, insomma un modo antico e al contempo nuovo di stare al mondo per affrontare le sfide del futuro.
«Non a caso - spiega Millevoi - il filo a piombo non costruisce, ma orienta la costruzione. Non prende decisioni, ma permette di prenderle bene. Non ti impone nulla, ma ti mette in dialogo con qualcosa che non puoi vedere a occhio nudo: la gravità. È più di una metafora. È una postura».
Il libro sarà presentato in anteprima al festival letterario “Pordenonelegge” venerdì 19 settembre alle ore 19.00 alla sede di Confindustria Alto Adriatico. Accanto all’autore l’egittologa Corinna Rossi e la vicepresidente nazionale ANCE alla Transizione Ecologica Silvia Ricci, entrambe intervistate nel libro. A coordinare l’incontro Alberto Bollis vicedirettore esecutivo dei quotidiani del Gruppo Nord Est Multimedia.
Se il ‘900 è stato definito dal sociologo Zygmunt Bauman “il secolo liquido” perché frutto di una società precaria, instabile e in costante trasformazione, si potrebbe dire che il mondo verso cui andiamo sia già allo stato gassoso. Immersi in una rete di rapporti nebulizzati dal magma digitale, condizionati dai grandi poteri senza nome della finanza, smarriti tra nuove guerre tecnologiche e vecchi conflitti economico-politici, gli esseri umani più che mai hanno bisogno di ritrovare dentro di sé una tensione interiore, un “centro di gravità permanente”, come cantava profeticamente Battiato, per affrontare con lucidità e lungimiranza le grandi sfide che i cambiamenti climatici, l’intelligenza artificiale, i nuovi e complicati intrecci geopolitici e l’invecchiamento demografico dell’Occidente ci stanno mettendo davanti.
Come fare? «Un piano B non c’è - spiega l’autore - è come essere pesci nel mare, dobbiamo per forza nuotare in questo oceano nuovo, se vogliamo sopravvivere. Soprattutto non si può continuare con la cultura del lamento, quello che io chiamo “il diavolo del XXI secolo”. Perdersi in un piagnisteo corale, non prendere decisioni, non assumersi responsabilità è letale, dobbiamo avere il coraggio di immaginare insieme un futuro desiderabile».
Ecco allora nel libro prendere forma l’acronimo “c.o.s.t.r.u.i.r.e.”, che nel significato rimanda al mondo ANCE, ma che nella sostanza si compone di 9 lettere con cui iniziano 9 parole chiave (tra cui consapevolezza, organizzazione, spontaneità, immaginazione, empatia) a formare un nuovo alfabeto del fare. «In un mondo B.A.N.I. ovvero Brittle, Anxious, Nonlinear, Incomprehensibile (acronimo coniato nel 2020 dallo storico “futurista” Jamais Cascio) - spiega Millevoi - il filo a piombo non è certo una bacchetta magica, ma ci riporta alla concretezza della materia, è una linea di tensione che inizia dalla consapevolezza: ti ricorda da dove parti e verso cosa vuoi andare. L’importante è avere coraggio e affrontare il futuro, immaginandolo prima per essere preparati a viverlo. Non dobbiamo pensare - continua - cosa farà l’intelligenza artificiale, ma cosa noi faremo dell’intelligenza artificiale. Gli umanoidi volanti ad esempio, che già in Cina vengono impiegati per spegnere incendi, tra una decina d’anni saranno una realtà in edilizia insieme ai robot muratori, per rifare tetti, intonaci senza l’uso di ponteggi. Le nuove generazioni imprenditoriali sono già sensibili ed attente a queste sfide».
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