Rainer, il mistero jugoslavo del criminale nazista

Dopo il 25 aprile, fuggito dal Friuli, si nascose sulle montagne della Carinzia Catturato dagli inglesi fu estradato a Lubiana. Il giallo della collaborazione con Tito

Friedrich Rainer, Gauleiter della Carinzia, e Odilo Lotario Globočnik, “il boia di Lublino”, furono la mente e il braccio dell’Adriatisches Küstenland nel biennio 1943-1945.

Il primo, laureato in giurisprudenza, nato nel 1903 a St. Veit an der Glan, era stato nominato Gauleiter di Salisburgo, poi della Carinzia. Il secondo, nato a Trieste nel 1904, aveva ricoperto la carica di Gauleiter di Vienna nel 1938-39. Successivamente aveva organizzato i campi di Belzec, Sobibor, Treblinka, e si era conquistato sinistra fama in Polonia.

I due scomparvero verso la fine d’aprile o ai primi di maggio del 1945, ma i loro nomi riapparvero sulla prima pagina di “Libertà” il 13 luglio di quell’anno: “Buone notizie di Rainer e Globotschnigg”, titolò il quotidiano su un testo trascritto dal “Giornale Alleato”, che raccontava la cattura di Rainer e il suicidio di Globočnik.

Oggi, grazie a un saggio dello storico austriaco Wolfgang Graf, Österreichische SS-Generäle. Himmlers verlässliche Vasallen (Klagenfurt-Ljubliana-Wien 2012), che conferma la versione di “Libertà”, possiamo saperne di più.

Rainer, ritiratosi per tempo in Carinzia, il 7 maggio 1945 trasferì le sue funzioni al socialdemocratico Hans Piesch e si rifugiò con i suoi collaboratori, tra i quali l’amico e camerata Odilo Globočnik, sui monti della sua terra natale.

Il 31 maggio il gruppo, ovviamente privo di documenti di identità e in abiti borghesi, venne circondato da una pattuglia britannica e si arrese senza opporre resistenza.

Globočnik, dopo aver invano tentato di accreditarsi come commerciante di Klagenfurt, si suicidò con il cianuro. Rainer, rinchiuso a Krumpendorf, fu molto collaborativo con gli inglesi, ma non riuscì a evitare l’estradizione a Belgrado il 17 febbraio 1947.

Processato come criminale di guerra, in particolare per la “pulizia etnica” praticata nell’Oberkrain (Slovenia etnica in territorio politicamente austriaco) nell’ambito dell’Operazione “Carinzia tedesca e felice”, fu condannato a morte per impiccagione assieme ad altri imputati il 19 luglio dello stesso anno.

Stando a documenti d’archivio della Slovenia, recentemente svelati, sembra sia riuscito a evitare l’esecuzione in cambio di informazioni e consigli ritenuti importanti dalla Jugoslavia.

Sempre stando a questi nuovi documenti, sarebbe morto tre o quattro anni più tardi.

Secondo Graf, Rainer perseguiva, nell’Adriatisches Küstenland, anche ambiziosi progetti personali.

«Il commissario del Reich – scrive Graf - sperava di poter attrarre la popolazione friulana, delusa dal Regno italiano e dalla brutalità del regime fascista, proponendo un nuovo “Regno romano della Nazione tedesca”: sotto un Kaiser del popolo, Adolf Hitler, e un duca (di Carinzia e Carniola) e conte (del Friuli e dell’Istria), Friedrich Rainer, il Supremo Commissario progettava una riproposizione dell’antico ducato di Carinzia e delle sue marche. L’entusiasmo della popolazione slovena di questi territori fu tenuto comunque a freno, e anche la maggioranza della cittadinanza italiana, che aveva ben altro a cui pensare nella quotidianità della guerra, non si entusiasmò per quel progetto, che attecchì maggiormente a Trieste, dove forti erano il risentimento in chiave antislovena e la paura del regime comunista di Tito.

Anche circoli fascisti si opponevano in modo palese alla dominazione nazista.

Hitler frenò Rainer e il Gauleiter tirolese Hofer, che era a capo delle province di Bolzano, Trento e Belluno (Alpenvorland), nei loro sogni di annessione. Il Führer non voleva disfare l’Italia di Mussolini: voleva mantenere un’amministrazione e un’occupazione militare, della quale lui fosse l’unico responsabile per tutta la durata della guerra”.

Questo giudizio, da noi ripreso in traduzione, in alcuni punti trova conferme da fonti friulane, ma è sicuramente basato su una più vasta documentazione che non abbiamo ancora potuto consultare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto