Quella sera che gli “Andromeda” cavalcarono le note di Hendrix

Lucia Burello

Rocco Burtone

“A for Andromeda”, così titolava la serie televisiva di fantascienza che agli inizi degli anni Sessanta conquistò gli Stati Uniti, e un decennio più tardi anche l’Italia, con il remake firmato Insiero Cremaschi. La serie aveva un nobile scopo: raccontare l’umanità che, confrontandosi con un’intelligenza aliena, metteva in discussione il suo ruolo sul pianeta e nell’universo. Ma cosa c’azzeccano i telefilm con il gruppo musicale friulano, Andromeda? Semplicemente questo: anche loro erano… spaziali!

Come tutte le formazioni friulane degli anni ruggenti, anche Andromeda non poteva permettersi la puzza al naso e così, pur di guadagnare un buon contratto, si vide costretta a firmarne uno con il “Sayonara night club” di Reana del Rojale. Correva l’anno 1973. Figurine invisibili sullo sfondo, i musicisti avevano soltanto un ruolo: suonare suadenti canzoncine per tramare il più soffice tappeto musicale. Ma per Andromeda, costellata da Gianfranco Lugano alla tastiera e voce, Giampiero Morsut alla batteria, Gianfranco Mentil alla chitarra, Al di Meola al sax e Francesco Ursino al basso e voce, suonare quegli “zerbini” musicali era frustrante. Certo, tre mesi di nottate ben pagate non erano occasione da gettare alle ortiche, ma quando si ha a che fare con gli irriducibili e incorruttibili guerrieri del Rock, non c’è da scherzare.

Presto, dunque, arrivò la notte della folle eversione: Mentil, mentre pizzicava annoiato le corde della chitarra, trascinando una fiacca “rotonda sul mare” verso i salottini del locale, fu improvvisamente colto da ammirevole crisi di coscienza! E così, mentre un panzone attempato ansimava all’orecchio di una signorina: “io ti penso sempre”, una potente sciabolata sonora arrivò dal palco cavalcando le note di “Foxy Lady” di Hendrix. Gianfranco, di colpo posseduto dall’anima del grande Jimi, impennava la chitarra assieme ai decibel, lanciandosi in una serie di indimenticabili virtuosismi. A quel punto non c’era più spazio per i ripensamenti e alla band esterrefatta non rimase che assecondare il chitarrista seguendolo in quella che, a detta dei pochi testimoni rimasti, fu un’esecuzione memorabile! Naturalmente il contratto fu stracciato sotto agli occhi delle cinque star, paghe, in ogni caso, del momento più liberatorio della loro vita!—



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