«Polemiche inutili non citerò alcun testo di Boris Pahor»

TRIESTE. «Anche se danno fastidio a qualcuno, qui troverete soltanto fantasmi che ormai non fanno paura a nessuno». Così canta Simone Cristicchi ne Il cimitero degli oggetti, un brano di Magazzino 18,...

TRIESTE. «Anche se danno fastidio a qualcuno, qui troverete soltanto fantasmi che ormai non fanno paura a nessuno». Così canta Simone Cristicchi ne Il cimitero degli oggetti, un brano di Magazzino 18, al debutto triestino domani al Rossetti, che già sta scatenando polemiche piuttosto forti, per la paventata presenza nel copione di frasi di Boris Pahor sull’incendio dell’Hotel Balkan, sede delle associazioni slovene, per mano dei fascisti nel 1920. A testimonianza del fatto che l’esodo dei 350 mila istriani e dalmati è ferita ancora aperta. Chiediamo a Cristicchi se si aspettava una reazione simile. «Su questa cosa qui non me l’aspettavo. Certo avevo messo in conto che qualcuno avrebbe avuto da ridire, dato l’argomento così delicato. Le polemiche me le sarei aspettate dopo lo spettacolo, non prima. In effetti, sono polemiche campate per aria». «Perché – precisa – sottintendono che io non sia un artista libero di poter scegliere cosa dire o meno. Avessi anche ricevuto pressioni da qualcuno, non le avrei accettate, anzi le avrei denunciate». Neanche consigli? «Quelli sì, ma da tutte le parti politiche, destra e sinistra. Io ho ascoltato tutti e alla fine mi sono fatto la mia idea su come raccontare questa storia. Che è una sorta di sintesi tra un musical e un teatro di narrazione civile. Un modo insolito di fare musical in cui al racconto e ai molti personaggi che mi troverò a interpretare, si aggiungono le musiche, dal vivo con la Mitteleuropa Orchestra diretta da Valter Sivilotti e canzoni mie inedite eseguite da me e da un coro di bambini, a significare un futuro dove le divisioni possono essere superate». Ma Pahor ci sarà? «No, ho deciso di non usare scritti di Pacor, anche perché la figura di questo scrittore mi sembra ancora molto discussa. E siccome è uno spettacolo che vuole unire, e non dividere, superarando diatribe ideologiche in cui ci si dimentica poi della gente, non userò testi di Pahor. Ma anche per una questione stilistica, non c’entrava granché con il racconto». E il Balkan? «Si cita il Balkan, ma come si citano tante altre cose...».(ma.bra.)

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