Paolo Fazioli è il nuovo padre del pianoforte italiano
Si deve a un italiano l’invenzione del pianoforte, precisamente al padovano Bartolomeo Cristofori, il quale nei primi del Settecento costruì il primo arpicembalo che fa il piano e il forte, come riportato nell’inventario della corte medicea presso cui lavorava. Ed è grazie a un altro italiano, precisamente al romano naturalizzato friulano Paolo Fazioli, che si deve il recupero in età contemporanea di questa invidiabile paternità. Pianista e ingegnere, nel 1981 fonda a Sacile la fabbrica di pianoforti che porta il suo nome, oggi considerata assieme a Steinway & Sons e Yamaha la maison dei più straordinari pianoforti al mondo. Produce almeno 130 strumenti l’anno, anche se la domanda è maggiore, ed il numero di serie è arrivato a circa 2.300 nella gamma di sei modelli a coda e da concerto che propone, dall’F151 all’F308. I numeri stanno ad indicarne la lunghezza in centimetri e quella massima da lui realizzata rimane ancora oggi insuperata.
In trentaquattro anni di attività, il crescente successo e l’esclusiva pregevolezza dei manufatti Fazioli si misura direttamente con l’affezione dei grandi interpreti di ieri e di oggi, come Brendel, Ashkenazy, Ciccolini, Hancock, Grimaud, Hewitt. In numero sempre crescente grandi teatri, conservatori e sale da concerto commissionano un Fazioli, come la Julliard School di New York, il Conservatorio di Parigi, l’Università della Musica di Vienna, l’Accademia Gnessin di Mosca, la Fenice di Venezia, l’Accademia S. Cecilia di Roma. Esiste anche uno showroom nel cuore culturale di Milano e la Fazioli Concert Hall, una moderna sala di 198 posti dall’acustica eccezionale, sita nel grande e rinnovato complesso aziendale di Sacile, dove pianoforti freschi di fabbrica, è il caso di dirlo, passano direttamente sotto le dita di brillanti musicisti per stagioni di altissimo livello. Non basta un libro per scrivere sui Fazioli ed è con quest’unicità planetaria che si chiude la serie di scremature dedicate all’artigianato musicale in Friuli. Altre realtà meriterebbero la dovuta attenzione e spero per quanto scritto di aver stimolato l’interesse dei lettori e della politica verso questa straordinaria nicchia produttiva.
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