Nel 1990 la Germania ritornava unita e in Europa nasceva la più grande potenza

Trent’anni fa l’evento fortemente voluto da Kohl e Mitterrand. Un lungo processo che venne accelerato dal crollo dell’Urss

UDINE. Trent’anni fa, il 3 ottobre 1990, le due Germanie divise alla fine della Seconda guerra mondiale si riunificavano: si apriva un nuovo capitolo, quello che stiamo vivendo, della storia d’Europa.

La Germania era diventata un unico Stato nazionale solo nel 1871, dopo una lunga e complessa incubazione culturale e politica che aveva portato il mosaico di Stati e staterelli tedeschi a far parte della medesima compagine statale. Motore dell’unificazione era stata la Prussia, che aveva fornito alcune matrici culturali e politiche al Secondo Reich, avviandolo sulla strada dell’aggressività nazionalistica e dell’inseguimento della potenza militare britannica.

Fece da sfondo all’ascesa della Germania bismarckiana il pangermanesimo, cioè l’aspirazione a riunire tutti i popoli di lingua tedesca nella medesima nazione. Non si trattava di un’idea del tutto estranea alla formazione della nazione in Europa nel corso dell’Ottocento: la sua variante tedesca si rivelò, tuttavia, spaventosamente pericolosa, anche perché declinata in termini razziali e militaristi.

Come sono andate le cose nel corso della prima metà del Novecento, è fin troppo noto per ricordarlo. Incolpata come unica responsabile del primo conflitto mondiale e addossata di “tutti i danni subiti dai Governi alleati” (articolo 231 del Trattato di Versailles), la Germania della Repubblica di Weimar sprofondò nella crisi che aprì la strada al nazismo. Solo una seconda alleanza comune contro l’espansionismo tedesco pose definitivamente fine al tentativo tedesco di unificare l’Europa sotto il comando di Berlino.

La cortina di ferro che discese sull’Europa dal 1946 tagliò in due la Germania, e la cosa non dispiacque né a est né a ovest, in particolar modo in Francia, Polonia e in tutti quei Paesi che avevano patito le invasioni tedesche. Le zone di occupazione di Francia, Regno Unito e Stati Uniti formarono nel 1949 la Repubblica Federale Tedesca, democratica e capitalista; la zona di occupazione russa, nello stesso anno, si trasformò nella Repubblica Democratica Tedesca, filosovietica e ad economia statalizzata. L’enclave orientale di Berlino, già sede del comando alleato, fu a sua volta divisa in Berlino Est ed Ovest, e spartita tra le due nuove nazioni.

Sembra cinico dirlo ma questo assetto che anestetizzò il nazionalismo tedesco favorì la nascita delle istituzioni politiche comuni europee e, indirettamente, l’equilibrio tra Nato e Patto di Varsavia. Sia Stalin che le potenze occidentali diedero vita negli anni Cinquanta a tiepidi tentativi di dar vita ad una sola Germania, neutrale e disarmata. Solo con l’inizio del crollo dell’impero sovietico, cioè la glasnost e la perestrojka di Gorbaciov, a cui contribuì fortemente l’abolizione della divisione tra le due parti di Berlino (caduta del Muro, novembre 1989) si crearono le condizioni per la riunificazione tedesca.

Che poneva tuttavia una montagna di problemi, internazionali e interni, come ad esempio lo spaventoso differenziale economico che esisteva tra le due parti. Ciò che maggiormente spaventava le classi dirigenti europee e l’opinione pubblica anche americana, tuttavia, era il fantasma della Grande nazione tedesca che aveva cercato a lungo di espandersi a scapito dei vicini. Si attribuisce ad Andreotti (in realtà era di François Muriac) la frase che esprime perfettamente questo stato d’animo: “Amo talmente la Germania che ne preferisco due”.

La soluzione venne trovata da due dei più grandi statisti che abbia avuto l’Europa, il democristiano Helmut Kohl e il socialista François Mitterrand: una casa comune per tutta la Germania sotto il tetto europeo. Sul piano istituzionale, la Germania occidentale semplicemente si annesse i Landär orientali; su quello economico intervenne l’Europa a prestare i soldi per rivitalizzare l’ex Germania dell’est con una delle più gigantesche e riuscite operazioni di recupero economico e sociale che la storia ricordi.

La Germania tornava così unita, diventando la principale potenza della parte occidentale del continente europeo, a patto però che mettesse se stessa a disposizione del processo di formazione dell’Europa unita. Se questo stia funzionando, con quali vantaggi e con quali limiti, è cronaca, non più storia. —


 

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