La storica Francesca Cenerini: «Cleopatra, donna bella e colta che usò e manipolò gli uomini»
La regina d’Egitto al centro della Lezione di storia al Giovanni da Udine. «Una politica che valorizzò il suo regno confrontandosi con personaggi forti»

UDINE. Era splendida da vedere e da udire, capace di conquistare i cuori più restii all’amore, persino quelli che l’età aveva raffreddato. Così lo storico romano di lingua greca Cassio Dione a proposito della più seducente e irresistibile regina dell’antichità: Cleopatra, regina d’Egitto, amante di Giulio Cesare (il raffreddato dall’età?), cui si presentò, lui restio a incontrarla sorprendendolo e conquistandolo, avvolta in un tappeto.
E poi, dopo la morte di costui e un tentativo a vuoto di ammaliare Ottaviano (il futuro imperatore Augusto), fu presa d’amore e passione per Marco Antonio, con cui, nel sogno di diventare regina anche a Roma, marciò contro Ottaviano e venne invece sconfitta ad Azio nel 31 a. C.
Figura complessa, di profonda cultura e curiosità intellettuale, Cleopatra sarà al centro della Lezione di storia, secondo capitolo del ciclo La guerra dei sessi, che la professoressa Francesca Cenerini, docente di Storia di Roma ed Epigrafia all’Università di Bologna, terrà proprio su Cleopatra e la seduzione dell’oriente, domenica 11 febbraio, alle 11, al Giovanni da Udine.
Professoressa Cenerini, al giudizio sperticato di Cassio Dione fa però da controcanto quello di Plutarco il quale, pur ammettendone le indubbie qualità di raffinata intrattenitrice, sosteneva che Cleopatra poi tanto bella non fosse. E allora qual era il suo segreto?
«Premessa: ovviamente noi delle donne antiche conosciamo le vicende in una narrazione tutta al maschile. Nel caso poi di Plutarco e delle Sue vite parallele l’ideale di bellezza che viene propugnato è quello interiore, un bellezza morale, belli dentro e poi anche belli fuori; per cui sottotesto è: Cleopatra non era bella in quanto moralmente ambigua, manipolava gli uomini, li usava. E anche vero che qualche moneta o ritratto non la rappresenta bellissima. Ma secondo quali canoni estetici?».
Il nostro canone estetico è quello consegnato all’immaginario contemporaneo da Liz Taylor e i suoi magnifici occhi viola nel kolossal del 1963 diretto da Joseph L. Mankiewicz.
«Esatto quando pensiamo a Cleopatra, Cleopatra è quella. Sappiamo però che era una donna molto colta, poliglotta, scienziata dotata di una cultura elevata».
Cleopatra si presenta a Cesare subdolamente, avvolta in un tappeto: grande stratega o solo sfrontata?
«Stratega, è chiaro. Cleopatra è una politica, è la regina d’Egitto il cui tentativo è quello di valorizzare il suo regno ovviamente confrontandosi con gli uomini forti del tempo. Del resto di tutte le donne romane che hanno un pensiero politico si diranno le cose più ingiuriose: libidinose, lussuriose, ninfomani. Un destino cui non sfugge neanche Cleopatra».
Che nonostante la scaltrezza politica non riesce a conquistare Ottaviano.
«Per Ottaviano era impossibile scendere a patti con Cleopatra, così coinvolta con Antonio, da cui ebbe ben tre figli. Per Ottaviano non era possibile scendere in guerra contro il romano Antonio, per cui la guerra la dichiara a Cleopatra.
C’è da dire anche che Ottaviano aveva improntato la sua ultima campagna elettorale tutta a favore dell’occidente contro l’oriente di cui denunciava la decadenza, la mancanza di valori».
Fascino dell’oriente recita il titolo della sua lezione, in che senso Cleopatra ne è incarnazione?
«Un fascino che risaliva già da tempo, quando i romani vengono in contatto con la cultura greco-ellenistica più raffinata al punto da restarne conquistati loro stessi. A maggior ragione con le corti più orientali, sfarzose e lussuose. Cleopatra arriva a Roma e soggiorna nella villa di Cesare a Trastevere e i romani sono affascinati da questa regina e dalla sua corte, al punto che dilaga una vera Egittomania».
Come è la guerra che Cleopatra ingaggia contro Roma.
«È la guerra di una regina che contrasta il potere romano, ma è anche la guerra di una donna di potere contro il potere tutto maschile. Cosa impensabile per i romani. Tanto che per vincerla questa guerra la propaganda romana si concentra soprattutto sulla presunta debolezza di Antonio, zimbello di Cleopatra.
Negando il ruolo politico del loro rapporto, con Antonio che voleva affermarsi a Roma e Cleopatra che voleva mantenere l’Egitto in una condizione di autorevolezza e non di mera provincia come lo divenne in seguito alla loro sconfitta».
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