«La satira influenza la gente perché la emancipa»

UDINE. “Mi piaccio dunque sono” è la preziosa raccolta di vignette che Renato Calligaro presenterà domani, alle 18, alla libreria Tarantola di Udine, in via Vittorio Veneto 18. Il popolare disegnatore friulano dialogherà con Luca Taddio direttore editoriale di Mimesis. Ecco un’anticipazione del loro scambio di vedute con Taddio nelle vesti di intervistatore.
Oggi i giovani sembrano lontani dall’impegno politico che ha segnato la tua attività d’artista: se dovessi spiegare a un giovane d’oggi il senso dell’inventare vignette di satira, come lo spiegheresti?
Il senso profondo di questo genere di vignette, normalmente strutturate in una premessa e una risposta (battuta), credo consista in un nostro assiduo dialogare con l’inconscio. Di fronte a una situazione, a un problema, a un fatto (premessa) c’è da parte nostra una reazione emotiva, il cui vero senso è tutto da scoprire. Ciò che conta allora non è l’attaccare direttamente o l’offendere il “nemico” (cosa che può non avere alcun effetto), quanto provocare la forte risposta della coscienza del lettore “amico” (che siamo tutti noi). La battuta riuscita penetra e svela a noi i piú reconditi significati della realtà.
Perdona la solita domanda di rito, ma non posso non chiederti di cosa parla in sintesi il tuo libro?
Parla di noi, di tutti noi. Come è scritto nella seconda di copertina: “… Al di là dei contenuti espliciti di satira politica o esistenziale a testimonianza dei tempi, la raccolta si presenta come un palcoscenico dove l’intelligenza gioca da protagonista, libertina e implacabile, con se stessa». Ecco, l’autoironia è la chiave: la prima maestra di civiltà, quindi di democrazia.
Che tipo di relazione c’è tra il testo e l’immagine?
Può sembrare a volte che l’immagine sia inutile, perché il testo “dice” già tutto. Ma non è vero: l’immagine è come un “basso continuo” in musica, il suo stile impronta e caratterizza tutte le vignette.
Che influenza può avere la satira sulla politica?
Non credo che abbia un’influenza diretta, nel senso che possa influenzare immediatamente il comportamento dei politici, che anzi spesso fanno la raccolta delle vignette in cui vengono presi di mira. Credo, invece, che abbia una grandissima influenza sulla società, di cui i politici sono il prodotto: è una forma di autoeducazione. Certamente di emancipazione.
Hai mai avuto problemi per una vignetta?
A dire il vero, no.
In che anni il ruolo dell’illustratore, del “fumettaro”, comincia ad avere il giusto riconoscimento artistico?
Con la nascita di “Linus”, nel 1965.
A proposito di politica e visto il risultato delle recenti elezioni amministrative, qual è lo stato di salute del Partito Democratico? Ti piace la nuova politica di Renzi oppure rimpiangi la politica precedente?
Prima del risultato delle elezioni e della salute del Partito democratico, ciò che piú preoccupa è la condizione antropologica della maggioranza degli italiani, di cui Renzi è illustre esemplare. È un politico postmoderno, anche se ancora piuttosto educato, non certo sbracato come il suo padrino. Postmoderno vuol dire che non è un "umanista" (come lo erano, onestamente alcuni, falsamente i piú, i politici della modernità dai tempi della rivoluzione francese). Nella postmodernità i politici non cercano di essere quello che dovrebbero essere come esempio per gli altri, secondo un ideale. Ma con supponenza e spocchia “sono quello che sono”, senza alcuna umiltà verso un progetto piú alto di uomo futuro, in cui non credono. Come postmoderno Renzi non è altro che un prodotto della cultura di massa vincente.
Comunque la politica precedente, falsamente umanista, non è da rimpiangere.
Un’ultima domanda, perché questo titolo “Mi piaccio dunque sono?”.
Cosa c’è di piú postmoderno di questo titolo? Il povero Cartesio, con il suo originale (“Cogito ergo sum”, “Penso dunque sono”) non se lo sarebbe mai aspettato. E non so se sarebbe riuscito a riderci sopra, come tentiamo ostinatamente di fare noi, in fondo in fondo solo per dimostrare che aveva ragione.
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