In Chiapas, sotto il sole giaguaro

“Na Bolom” è il giaguaro nella lingua delle tribù maya che popolano il Chiapas. È un animale meraviglioso che vive nella selva. Nella cosmo-visione dei Maya il sole, vincitore delle tenebre all’alba...

“Na Bolom” è il giaguaro nella lingua delle tribù maya che popolano il Chiapas. È un animale meraviglioso che vive nella selva. Nella cosmo-visione dei Maya il sole, vincitore delle tenebre all’alba e trionfatore assoluto nelle ore centrali del giorno, cede progressivamente alle forze infere e tramonta. Di notte le forze del mondo sotterraneo ed oscuro, che i Maya chiamano “inframundo”, si espandono, prendono anche la forma di animali e percorrono la terra. Ma il sole continua la sua battaglia in forma di giaguaro, caccia quegli animali, grazie ai suoi occhi capaci di vedere nel buio e alla sua straordinaria forza. Li impaurisce e costringe nelle loro tane, fino a rimanere signore incontrastato della selva. Vinta ogni notte la sua battaglia contro l’inframundo, il giaguaro può trasformarsi nuovamente in sole e risorgere, creando l’alba ed il mattino, donando calore e forza alla vita su questa terra. Ma l’esito della battaglia non è scontato: nulla dà certezza agli uomini che il giaguaro vinca ed il sole risorga. Per questo motivo gli antichi Maya attribuivano a questo animale un carattere sacro e così fanno ancora gli ultimi loro discendenti non contaminati, i Lacandones, gli uomini della selva. Proteggere il giaguaro è perciò non solo il modo per salvaguardare il suo ambiente naturale, ma anche per preservare un mondo di idee, simboli, icone, culture e le stesse genti che tutto questo hanno creato: le tribù maya.

“Na Bolom” è anche il nome di una Associazione culturale di San Cristóbal de las Casas in Chiapas, nata per conservare, sviluppare e promuovere le culture e l’ambiente naturale, utilizzando la preziosa eredità dell’archeologo danese Frans Blom e dell’antropologa e giornalista svizzera Gertrude Duby. Nella bellissima casa coloniale che fu dei coniugi Blom, l’Associazione gestisce il museo, che raccoglie alcuni dei molti reperti frutto delle ricerche dell’archeologo danese, la preziosa biblioteca che contiene 9.000 testi dedicati principalmente ai Maya, un centro di studi, un piccolo hotel con un ristorante e infine uno splendido giardino. Ho avuto la fortuna di poter frequentare “Na Bolom” e di conoscere alcune delle persone che animano l’Associazione. È al loro impegno che ho dedicato questo libro. (g.z.)

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