Il lungo viaggio del Sommo poeta e quel suo cenno al friulano “ce fastu?”
MATTEO LO PRESTI
Dante Alighieri era stato in Friuli ? Perchè nel saggio “De Vulgari Eloquentia” accenna alla frase friulana “ce fastu ?“(cosa fai?). Fu veramente a Cividale ospite di qualche signorotto locale? Gli studiosi friulani si accapigliano su questo problema, che vorrebbe la corona d’alloro del maggiore poeta italiano presente in qualche piazza locale. Ma Dante nutre altre essenze culturali ed esistenziali.
“Vassene‘l tempo e l’uom non se ne avvede”. Purgatorio IV,9. Esorcizzava le lodi Dante Alighieri, ma sapeva che i suoi versi, le sue opere avrebbero travalicato i secoli. Nel paradiso scrive “poca favilla gran fiamma seconda” nel desiderio di gloria poetica. La data simbolica del 25 marzo, per scelta governativa, celebra in Italia l’inizio del viaggio poetico oltremondano di Dante nella settimana santa della primavera del ‘300. Viaggio che comportò la stesura di 14233 terzine.
Dante aveva 35 anni,il 26 marzo del 1266 era stato battezzato, entrava nello stato di grazia dei credenti. Dante nella sua opera il “ Convito” aveva scritto “il colmo del nostro arco è ne li 35 anni” e l’anno corrisponde a quello del primo Giubileo voluto da Bonifacio VIII.
Dante coltivò l’idea di essere predestinato ad un compito eccezionale di cui, secondo qualche critico, si coglie suggestione nel bel colloquio con Brunetto Latini (Inferno, XV,55-70) nel quale si accenna al destino straordinario che gli è stato preservato“se segui tua stella/ non puoi fallire a glorioso porto/ veggendo il cielo a te così benigno / la tua fortuna tanto onor ti serba”.
A questo porto Dante perverrà seguendo le tracce di Cristo ,dall’inferno al paradiso. Con atteggiamenti e comportamenti in consonanza con il Cristo rappresentato nel vangeli: per il rigore morale, per i fondamenti dei principi,la severità nei giudizi ,inflessibile di fronte ai torti e all’ingiustizia.
In un mondo nel quale sistematicamente le leggi vengono violate e il peccato offende la legge di Dio ,portando la società alla dissoluzione. “Cosi nel mio parlar voglio esser aspro” (rime 46) Severissimo verso il papa Bonifacio VIII della famiglia Caetani che ancor vivo è collocato all’inferno a testa in giù nella fossa dei simoniaci con altri rappresentanti del clero, traditori della loro missione e responsabili di quei mali che affliggono i popoli ,incapaci di usare la loro missione per proteggerli. Papa Caetani che tramite Carlo di Valois fa condannare Dante all’esilio e poi al rogo.
Dante non tornerà più a Firenze, ma vagheggiando una “Monarchia” di tipo universale che tenesse separato lo stato dalla chiesa e la sfera morale di competenza non dei preti ma del filosofo. Morto Dante nel 1321, il papa Giovanni XXII mise al rogo il volume nel 1329 e dal 1554 finì nell’indice dei libri proibiti. Ma Dante aveva tuonato (inf XIX,12 ) “fatto v’avete dio d’oro e d’argento”.
Non si sa di preciso l’anno in cui la stesura della Commedia ebbe inizio. Giovanni Boccaccio fornisce date sottoposte a critiche. Testimone perfetto di quell’epoca medievale che sta per concludersi e di cui sente la crisi Dante lascia secoli di ammirazione. Soprattutto nel Risorgimento.
Il primo scritto di Giuseppe Mazzini nel 1826 era intitolato “L’amor patrio di Dante” pubblicato nel 1837 sotto gli auspici di Nicolò Tommaseo. Scriveva Mazzini “Dante mirò a congiungere in un sol corpo l’Italia piena di divisioni e sottrarla allo scempio che allora la minacciava più che mai”. E a proposito della lingua dantesca scriveva “Dante si pronuncia con entusiasmo campione della favella italiana volgare e predice a questa verginella modesta che egli educava a più nobili fati ,gloria e trionfi sull’idioma latino che ormai era sole al tramonto”. Mazzini sapeva che il primo passo per formare grandi uomini “stava nell’onorare uomini già spenti”.L’aggettivo “divina” affiancato a Commedia risale all’edizione stampata a Venezia nel 1555 dal tipografo Giovanni Giolito intendendo un giudizio di eccellenza , ma anche il senso che l’opera tratta del mondo ultraterreno. “L’amor che muove il sole e l’altre stelle”. Verso conclusivo del viaggio che apre a ottimismo e solidarietà universale. —
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