I Negrita vent’anni dopo “Reset”: «Oggi è difficile fare album così»

La parola Negrita potrebbe entrare di diritto nel vocabolario della musica italiana. Sinonimo di energia infinita, rock e longevità.
Un successo che sembra senza fine, così come i festeggiamenti per i venticinque anni di carriera. E così la band, dopo i due fortunati tour teatrali dello scorso anno, ha deciso di rincarare la dose con una nuova serie di date a infiammare il 2020.
L’occasione è ancora un anniversario, questa volta dello storico album “Reset”, che nel 2019 ha spento le venti candeline. Ecco allora “La Teatrale: Reset Celebration”, con l’unico appuntamento in regione il 19 febbraio (inizio alle 21) al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (i biglietti per il concerto sono ancora in vendita online su Ticketone. it e presso le biglietterie del Teatro). E proprio il leader Pau ha svelato qualcosa in più.
Continuano i tour e le celebrazioni, sembrate instancabili: qual è il segreto?
«Abbiamo scelto un tour dove stiamo seduti! (ride ndr) Non lo so, credo sia la voglia e la passione di fare musica che ancora ci accompagna dopo così tanti anni».
Che significato ha avuto per voi “Reset”?
«È stato un album fondamentale, in qualche modo di svolta. Ci stavamo avvicinando a un passaggio temporale importante, stava arrivando il 2000, e si sentiva questo fermento. L’avvento del nuovo millennio ci spinse ad aprire un po’la mente e a lavorare con altri mezzi che non fossero i soliti della musica rock e allora cominciammo a impiegare il computer come strumento di registrazione ma non solo. Quindi “Reset” si chiamò così perché resettammo un certo tipo di mentalità per aprirne un’altra».
Nel 2020 rifareste un album così?
«Non credo ci sarebbero le condizioni per quel tipo di concept. Sono passati 21 anni e le cose sono cambiate tantissimo. Il rock ha perso di fantasia, nel senso che ha perso un po’ le idee, perché comunque ne è stato suonato tanto per tanti anni. Contemporaneamente la generazione digitale ha preso il sopravvento».
Quali sorprese porterete sul palco questa volta?
«In realtà la sorpresa vera e propria è “Reset”. Siamo già alla terza tranche del tour teatrale, quindi ci saranno tutta una serie di brani che abbiamo suonato nei tour precedenti: la novità è che tiriamo fuori dal cilindro dei pezzi di “Reset” che non suoniamo da dodici anni».
Un anno fa eravate a Sanremo, ideale punto di inizio di questa serie di tournée. Un pronostico sul vincitore della settantesima edizione?
«Sarò onesto: quando sono uscite le notizie ero molto distratto dal lavoro e non ho la totale percezione di chi salirà sul palco. Mi fa piacere ci siano Bugo con Morgan, che sono due amici, Rancore, ci siamo conosciuti lo scorso anno quando ha partecipato con Daniele Silvestri, e Bobo Rondelli (non come concorrente ma nella serata dei duetti con Irene Grandi ndr) che per noi toscani è un artista storico e importantissimo. E poi c’è Piero Pelù: questa è una notizia, non mi sarei mai aspettato Piero a Sanremo, vediamo come se la cava, sono contento che abbia la voglia e la forza di mettersi in gioco, questo mi piace molto».
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