Gli affreschi “strappati” di Alessandra Lazzaris

L’artista esporrà da venerdí alla Spazzapan. I segni della ruggine metafora della modernità
Di Sabrina Zannier

SABRINA ZANNIER. “L’origine generata dalla rovina” è la chiave di lettura della personale di Alessandra Lazzaris che s’inaugura venerdí alle 18 alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo firmata dall’Erpac. Intitolata “Sindone 2013-2016”, propone un’intensa riflessione di valenza escatologica, tesa al dialogo significante tra passato e futuro. Realizzate “strappando” la ruggine da “corpi” di ferro abbandonati, mediante una tecnica simile a quella impiegata per il recupero degli affreschi, le opere esposte hanno il sapore del ritrovamento dopo la perdita, del segno inciso nella memoria. Memoria di oggetti ordinari, come travi accatastate, benne di ruspe, tombini, campane, elevate a metafora di attenzione verso l’anima delle cose. Perché osservare il piú scontato oggetto quotidiano con l’intento di capire il suo decorso e di “salvarlo” al deperimento, significa riflettere sul ciclo morte/rigenerazione. Tendendo, «nella parcellizzazione bloccata della materia, quasi a un rinvenimento della sopravvivenza di ogni essere», come scrive in catalogo la curatrice Annalia Delneri. Lo si constata innanzi ai “sudari” di tessuto-non tessuto, che restituiscono le vibranti sembianze dell’azione corrosiva del tempo sul ferro. Non si tratta di una memoria fotografica, bensí di un ricordo emozionale che affonda nella materia dell’esistenza, chiamando in causa l’intero processo concettuale, fabbrile e creativo che l’artista riconduce alla propria infanzia. Quando la volontà di studiare disegno era mossa dall’intento di usare quello strumento espressivo per arrivare al mondo “altro” al quale già anelava. Un mondo esterno al suo quotidiano, che abitava la mente piú come visioni che come rappresentazioni. Visioni che vibrano in ogni opera di questo nuovo ciclo dove, pur essendoci una presa di distanza dalla riproduzione del vero, la verità delle cose affiora proprio dalla concretezza della loro materia. Perché la “Sindone” di un oggetto è la pelle che riconduce al corpo e dalla sua rovina ci riporta all’origine, alla potenzialità del riscatto. Non a caso, l’interesse per la ruggine risale all’attrazione per il ferro, sperimentata da Lazzaris già negli anni dell’Accademia, portata poi avanti nella sua ricerca artistica nella relazione fra ruggine e acciaio, deperimento e permanenza, catapultati in una serrante sfida tra casuale-organico e orchestrazione progettuale dell'opera. Il lavoro sottrattivo, di estrapolazione del materiale da oggetti abbandonati e marchiati dal tempo, essenzializza nel segno questo stesso dialogo, catapultandolo sul fronte di una nuova nascita, che simbolicamente allude anche alla nuova stagione della Galleria Spazzapan.

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