Gio Evan porta a Udine «L’eleganza del mango»
Unica tappa regionale al Teatro Giovanni da Udine per il tour «L’affine del mondo»

Il Friuli è nel cuore e nel pensiero di Gio Evan che proprio al Teatro Giovanni da Udine presenterà, unica tappa in regione, mercoledì (29) alle 21 l’album «L’eleganza del mango», secondo appuntamento del nuovo tour teatrale «L’affine del mondo», lavoro di musica e canzoni, poesia e scrittura.
«Ci sono in Italia delle regioni che seguono il loro tempo, spiega l’artista poliedrico, cantautore, poeta scrittore e filosofo, umorista e performer, che nel 2021 è stato fra i big di Sanremo ma anche artista di strada. Il Friuli Venezia Giulia ha un’anima profonda e una velocità saggia che si adatta alla mia andatura. Qui non mi sento sorpassato ma al passo con la creatività e il pensiero e dunque mi trovo meglio che altrove».
L’album è un romanzo musicale, un viaggio sonoro e narrativo. Intreccia poesie e canzoni, ballate intime e momenti ritmici, in un percorso che suggerisce immagini ed emozioni, flessioni e sguardi sull’essere umano. Uno dei tratti questo che distingue tutta la produzione cantautorale e letteraria di Gio Evan, presente anche nel romanzo «Le chiamava persone medicina», presentato a Gorizia nella prima edizione della rassegna «Bookweek» promossa del gruppo NEM.
I testi confermano la vocazione di «pensa-autore» in un amalgama di leggerezza briosa non superficiale, unita a ironia. La scrittura è filosofia maturata in un percorso di vita che si esprime in un linguaggio di chiarezza nella profondità e originalità di riflessioni e incoraggiamenti. Sono dodici i brani musicali e unici le liriche nei quali vi sono delle parole guida, storie e viaggi attraverso metafore utilizzate come strumenti dal buon artigiano-artista per dare corpo e trasformare un’idea astratta in concretezza di un’immagine.
Il valore della scelta che è libertà, l’avere cura del tempo e dei sentimenti, lasciare quanto è tossico, dannoso e inutile, la ricerca e conoscenza di sé, il bene prezioso della vita nella geometria della natura, nell’empatia e nell’ascolto. Sono alcuni degli spunti di condivisione presenti nelle tracce dell’album uscito in digitale e in formato vinile. Il disco apre con una nota autobiografica; quando un figlio smette di essere tale al momento della scomparsa della madre, una mancanza da vivere non solo nel dolore ma come un nuovo inizio. Le prime strofe parlano di me in un percorso da orfano, spiega Gio Evan.
Una delle tappe di questo viaggio è parlare di mancanza che vivo in prima persona, non nel senso di assenza ma di forte presenza». E il rapporto fra genitori e figli ritorna nel segno del valore dell’esempio nel rapporto intergenerazionale.
Ma quale è il concetto, l’idea prima dell’album? «Ho voluto portare il pensiero dell’empatia e sacrificio per salvare i luoghi e tutto quando ci circonda, tangibile e intangibile, tramite l’archetipo del mango che ho studiato molto in India (simbolo di prosperità e fertilità con un profondo significato spirituale nella religione induista ndr). Frutto evocativo di molti valori che sono necessari all’essere umano e oggi carenti
Ho voluto dare spazio alla possibilità di imparare da tutto e da tutti, ogni cosa è chiave di crescita. Per questo parlo del rapporto con mio figlio, lui mi assomiglia nelle posture, nelle mosse e gentilezze, ma non nelle visioni e ambizioni. Lui sta nutrendo ideali e obiettivi altri. Noi genitori dobbiamo imparare che è nelle azioni e non nelle parole l’educazione della mente dei figli. Bevono da una fonte diversa ma allo stesso tempo versano acqua». Il tema della pace è proposto in forma di filastrocca-ricetta della nonna nella quale tanti ingredienti, «quanto basta», fanno il buon risultato finale: «Mi piace mescolare e unire ciò che si tiene separato e penso che poesia e cucina sono un insieme di valori buoni nel nutrimento». Astrazione e concretezza? «Giusto, non separabili, una non può prescindere all’altra». Che cosa di aspetta dal pubblico di Udine? «Di ritrovare quella community connessa su un percorso delineato che continuiamo da tempo con voce alta». Un incontro nel viaggio di una possibile ricerca di sé.
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