Gaia e la saga dei trentenni udinesi cresciuti negli anni Ottanta

La storia friulana, vista con gli occhi di chi non l'ha vissuta. È il quarto libro di Gaia Baracetti, udinese di nascita, classe 1983, che ha da poco presentato il suo ultimo lavoro “Che male c'è”,...

La storia friulana, vista con gli occhi di chi non l'ha vissuta. È il quarto libro di Gaia Baracetti, udinese di nascita, classe 1983, che ha da poco presentato il suo ultimo lavoro “Che male c'è”, la storia di tre amici dagli anni Novanta, quando avevano 13 anni, fino ai nostri giorni, quando i protagonisti hanno già trent'anni. Una parte del libro è dedicata alla Resistenza in Friuli, attraverso la storia di un anziano che racconta la sua esperienza da partigiano. “Sono friulana e scrivo quasi solo del Friuli – dice l'autrice - scrivo di cos'è stato per me crescerci e andare via, delle storie mie e che ho sentito e della nostra esperienza collettiva. Studio la storia locale, ma ne parlo solo come può parlarne chi non l'ha vissuta di persona, cioè con gli occhi del presente”. Gaia Baracetti, infatti, dopo tre anni di liceo classico, allo Stellini, è partita per Singapore, dove ha frequentato il collegio del Mondo Unito e poi ha fatto l'Università a Montreal, in Canada, dove si è laureata in Cooperazione allo sviluppo e quindi un master in Storia a Londra. Qualche anno fa Gaia è tornata a Udine, dove attualmente vive e scrive. In questi anni ha già pubblicato due romanzi e una raccolta di poesie; “Che male c'è” è il primo di una trilogia, che racconterà la crescita dei tre protagonisti Francesca, Leo e Stefania. Il libro appena pubblicato, infatti, parla solo dell'adolescenza dei tre protagonisti. “Crescere a Udine significa crescere in un mondo felice senza problemi – spiega - o almeno rispetto ad altri posti. Il problema è che questa serenità provoca noia, insoddisfazione e inquietudine nella gente. Io sono tornata perché volevo stare a casa mia, che non è solo Udine, ma l'intero Friuli. Non penso che Udine sia il posto migliore dove vivere, è semplicemente quello che sento mio in un senso profondo”. La giovane scrittrice udinese ha deciso di autofinanziare le sue pubblicazioni e ha scelto la via del crowdfunding, chiedendo aiuto “alla folla” su internet. “E' stato molto utile, mi ha permesso di sostenere – conclude – qualche spesa. La crisi si sente e in questo periodo pochi hanno voglia di spendere soldi per finanziare un progetto culturale”.

(ila.gia.)

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