Francesca Michielin al Città Fiera per abbracciare i fan

La giovanissima cantante di Bassano del Grappa arriva in Friuli e incontra i suoi supporter

Con l’ipnosi sanremese giunta al termine, come ogni anno seguirà il momento di proclamare i veri vincitori del festival. Perché la prova del nove passa per il pomello di una radio e gli scontrini dei negozi. Ovvero, per adeguarsi ai tempi che corrono, attraverso visualizzazioni, streaming e download. Quando al podio fiorito corrisponde quello del mercato, il successo è assicurato. Non capita di rado, o se capita, il rischio è quello di una eclissi tanto repentina quanto indolore. E anzi negli ultimi anni è proprio questa la regola, con la famiglia dei talent ad avere soppiantato il quasi settantenne carrozzone nell’elargire i posti fissi del successo. Insomma per arrivare all’apice sembra occorra vincere “X-Factor”, salire sul podio di un’edizione sanremese, macinare record online e dischi carati. Impossibile.

Se non fosse per il fattore Francesca Michielin, giovanissima, bravissima e - lo si può dire - bellissima, con all’attivo proprio il curriculum richiesto (col bacio accademico dell’Eurovision Song Contest). E ora all’attacco con il terzo album uscito il 12 gennaio, un tour in partenza a marzo e un “Instore tour” che proprio oggi farà tappa al centro commerciale Città Fiera (dalle 16.30 al primo piano dell’Outlet Zone).

Attese lunghe file di fan armati di “2640”, disco che la cantate di Bassano del Grappa ha confezionato con energia, riflessione e tanto, se non proprio tutto, di se stessa. Anticipato in radio dai singoli “Vulcano” e “Io non abito al mare”, l’album è un viaggio 0-22 anni nella vita dell’artista, taglia di un’esistenza fatta di amori, sentimenti, famiglia, ma anche dolori e urla. Il simbolismo ne esce protagonista.

A partire dal titolo, numerico: «È l’altitudine di Bogotà, un luogo in cui volevo scappare e mollare tutto – ha raccontato Francesca presentando “2640” – ma alla fine sono rimasta qui, trasformando quello che avevo dentro in musica».

Lo ha fatto scrivendo undici dei tredici brani, gli altri in collaborazione con Calcutta e Tommaso Paradiso. «“2640” ruota attorno a un logo composto da tre triangoli colorati che rappresentano i tre simboli e temi del disco – ha osservato la bassanese classe ’95 –. Il primo è un vulcano rosso, come le parole più crude da comunicare. Il secondo è un mare, blu e caotico, da imparare ad ascoltare. E il terzo è una montagna, alta, dove si arriva sulla cima solo per provare a immaginare».

Steso il manifesto programmatico, la Michielin lo ha declinato in tracce piene di vita. Dalla passione per lo sport, con un brano dedicato alla retrocessione in serie B del Vicenza e un altro titolato al pilota Alonso, alla forza delle donne con l’eruzione di energia contenuta in “Lava”, passando per l’amore verso il vintage e i ricordi di famiglia. C’è anche spazio per cantare in ghanese, celebrazione della multiculturalità. Per un disco così complesso è la stessa cantautrice a dare la chiave di lettura, con il primo brano in scaletta e l’ultimo composto, quel “Comunicare” che oggi più che mai, in un mondo iperconnesso, ma capace di creare solo distanze, ritorna ad assumere un valore unico e umano.

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