Esercizi, detti e giochi ecco la “Grammatica” per imparare il friulano

M.d.

«Non è solo un libro. Svolge anche la funzione di maestro». Così Fausto Zof, immerso da venticinque anni nello studio e nella diffusione della cultura e lingua friulana, presenta il suo “Cors teoric e pratic di lenghe furlane” (Corvino Edizioni). L’autore, che tuttora tiene lezioni online, spiega: «Il volume è uno strumento per autodidatti perché permette di verificare gli esercizi in modo autonomo ed è indirizzato anche a coloro che non hanno conoscenza profonda della lingua».

Il testo, con cura e semplicità, affronta aspetti fonologici, morfologici e sintattici. È suddiviso in lezioni, ognuna delle quali verte su un argomento grammaticale, illustrandone regole supportate da esempi. La parte teorica è seguita da esercizi mirati, quasi 200 in totale, facilmente verificabili nelle soluzioni poste a fine libro. Arricchiscono il corso i giochi enigmistici e le illustrazioni della pittrice Valentina Picili. La lingua friulana si fa poi senso e saggezza intrisa di ironia nei modi di dire e proverbi che scandiscono le lezioni. A proposito di capacità, è corto di comprendonio colui che «al è curt di cjavece» o «al è indaûr cul cjar dal fen» e ha poca testa se «al à pocjis frecis te sô cassele». Lo spirito per affrontare il libro è dato dalla consapevolezza che «cul fâ si fale e a fuarce di falâ si impare» (facendo si sbaglia e sbagliando s’impara).

Zof ricorda: «Studiare la lingua friulana è cultura. Significa non solo mantenere viva la tradizione, ma farla vivere nel presente. Come tutte le lingue è corpo vivo, unico, irripetibile, senza limiti, utilizzabile per dare voce a una varietà di discipline, tematiche, attività umane con i loro linguaggi specialistici, giuridici, tecnologici, scientifici oltre che umanistici».

A rievocare la musicalità della lingua e la sua “attitudine” a raccontare storie, nel libro sono state inserite alcune poesie dell’autore. Tra queste, “Lenghe”, in cui la lingua friulana è simile a una donna: nata nella «grande Aquilee», istruita ancor piccolina, «piçule», dal vescovo. Cresciuta succhiando il lessico di vari popoli (Celti, Longobardi e altri ancora), è stata fidanzata, scoperta e poi vestita lessicalmente a festa per sfilare ora fiera, «braurine». Inarrestabile è l’evoluzione della lingua, quanto la passione e l’impegno dell’autore per la cultura friulana. Originario di Santa Maria la Longa, vive a Pasian di Prato, da dove continua a raccontare il Friuli e a partecipare a progetti a favore della “marilenghe” nel mondo. Al suo attivo diversi studi e pubblicazioni di testi linguistici e storici. Traduttore e insegnante di lingua friulana con la Filologica, al Cirf dell’Università di Udine, nelle scuole medie, in vari istituti e, ora, attraverso quest’ultimo volume, con cui invita tutti al “Cors teoric e pratic di lenghe furlane”. —



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